La Germania ha ridotto a giugno di 3 punti l’aliquota sull’Iva ordinaria: si tratta di una quota che tra l’altro era già inferiore alla nostra.
Quella italiana ammonta infatti ancora al 22%: una differenza di sei punti sulle imposte che in un mercato unico suona paradossale. Il provvedimento di ridurre le aliquote dell’Iva in situazione di crisi non è un’idea stravagante. L’ha avuta e proposta la Lega in questo frangente, ma come profetizza l’economista Alberto Bagnai, probabilmente verrà risposto picche da parte del governo. Casus belli? Sempre lo stesso: l’Europa lo impedisce.

Non l’unica brutta notizia in effetti, perché l’altro paradosso giunge dalla prossima legge di bilancio nella quale dovrebbero essere inseriti tutti i miliardi annunciati ad aprile per quanto riguarda il Recovery Fund. Il condizionale è d’obbligo, visto che, secondo quanto riferisce Bagnai a Lavori in Corso, non solo non si conosce con esattezza la cifra concessa, ma neppure le scadenze.
La sua intervista ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Iva, la proposta della Lega

Il senso di questa proposta è intanto quello di dire al Governo che se vuole aiutare gli italiani, noi ci siamo. Ci siamo con dei numeri, con delle cifre, con degli studi. Se invece il senso è quello di fare proposte per tenere un po’ buoni gli elettori e l’opposizione, questo diciamo che è un gioco che non ci interessa, fa parte del modo di fare politica semplicemente per mantenere posizioni di potere.

Suppongo che il sottosegretario all’Economia dirà che questo non si può fare perché l’Europa ce lo impedisce. Non ci vuole la sfera di cristallo, i cittadini devono sapere che dall’Europa viene regolarmente la proposta di alzare l’Iva per un motivo molto semplice: una parte va direttamente nelle casse di Bruxelles e serve per finanziare il Parlamento ma anche tutta la simpatica burocrazia europea.

Recovery Fund: le contraddizioni

Ieri ci siamo astenuti sulle modifiche al regolamento del famoso Recovery Fund perché da un lato c’era la proposta di anticipare non più il 10% ma il 20% della famosa pioggia di miliardi – attenzione, non anticiparlo al prossimo dicembre, ma all’autunno 2021 – ma dall’altra c’era una serie di polpette avvelenate, di aumento di burocrazia, di costi, di moduli da riempire, di controlli fatti, di imposizioni che potevano venire da Bruxelles su come spendere i soldi. Allora essendoci una cosa buona e tante cattive ci siamo astenuti. Comunque non mi sembra che la logica dell’austerità sia stata rifiutata in Europa, non vedo questo.

Nuovo Lockdown

C’è un problema di quantità di soldi da mettere in circolazione, ma il primo problema è la logica dell’intervento. Noi fin dall’inizio abbiamo proposto di fare pochi interventi ma chiari, che non necessitassero di complicate norme attuative.
Qui invece siamo andati a spendere oltre 100 miliardi con una serie di scadenze che hanno creato un’irrequietezza negli imprenditori . Basti pensare agli ammortizzatori sociali: noi abbiamo chiesto un ammortizzatore sociale unico e con date definite, e qui è arrivata una pletora di ammortizzatori sociali tutti con scadenze diverse e con periodi di interruzione, costringendo gli imprenditori a un effettivo impazzimento nella gestione del loro personale.

Recovery Plan

Intanto quanti siano questi miliardi nessuno lo sa. E non si potrebbe sapere neanche se fosse approvato perché una parte del stanziamenti dipendono da quanto sarà veloce la ripresa.
Quello che, mi dispiace dirlo, non è razionale è la propaganda di certi media che escono con questi 209 miliardi che in realtà, intanto non ci sono perché comunque la Commissione Europea deve raccoglierli nei suoi mercati, emettere dei titoli, indebitarsi e poi darci i soldi. D’altra parte non si sa neanche se saranno così tanti.

Sarebbe abbastanza strano se il Governo per finanziare le misure che intende mettere in legge di bilancio andasse a mettere cifre che sono ancora incerte, virtuali.

Quando ci dicono che risparmieremo tanti soldi indebitandoci con la Commissione, fanno un’affermazione che non ha basi fattuali. Vi dico solo una cosa: noi abbiamo già preso 10 miliardi dalla commissione nell’ambito di un programma che si chiama SURE, e sono dei debiti che facciamo con la Commissione per finanziarci la cassa integrazione. Sapete che non si può sapere a che tasso d’interesse ci hanno prestato i soldi? E’ un segreto! Abbiamo fatto un’interrogazione sia al Parlamento Europeo che al Senato per saperlo, ma per ora nessuno ci ha risposto“.


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