I più svariati Governi che negli anni si sono succeduti hanno sempre messo al centro della loro agenda politica il tema della riforma fiscale, affrontandolo il più delle volte “a spizzichi e bocconi”, come si suol dire. L’attuale Esecutivo non sta facendo eccezione, con il solo taglio del cuneo fiscale che in molti hanno già giudicato come una bandiera piantata per far notizia.

In questo senso i giornali che hanno remato dalla parte del Governo ci sono stati e continuano ad esserci. Sono gli stessi che il professor Valerio Malvezzi, ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich, ha indicato come i responsabili della falsità sull’entità della pressione fiscale in Italia.

“Sono stanco di sentire parlare giornali, autorevoli opinionisti e via discorrendo, del fatto che la pressione fiscale in Italia sia circa del 40%” ha esordito l’economista, il quale mostrando alcune slides ha smentito questi numeri.

Ecco la spiegazione del Prof. Malvezzi a “Un giorno speciale”.

“Io sono stanco di sentire parlare giornali, autorevoli opinionisti e via discorrendo, del fatto che la pressione fiscale in Italia sia circa del 40%:

  1. Qual è la pressione fiscale storica italiana? Dal 1980 al 2020 la pressione fiscale aumenta da circa il 30% a circa il 43%. Vuol dire che abbiamo tolto la possibilità alle imprese di competere.
  2. Qual è la pressione fiscale teorica attuale in Italia (anno 2021)? Circa il 42,50% che diventerà il 43% nel 2021. Dovunque, comprese sedute di laurea in cui ho dovuto stare zitto, parlano del 40%.
  3. Qual è la pressione fiscale reale comparata? I dati ci danno la verità. La Svizzera al 28.8%, il Regno Unito al 30%, l’Olanda il 41%, la Germania 48%, l’Italia e la Francia sono circa al 60%. Questi sono dati pubblici, andateli a controllare.
  4. Come si compone la ripartizione fiscale effettiva in Italia? La grande fetta sono le imposte sul lavoro.

Allora capite perché la Germania ha 40 mila posti letto e l’Italia ne ha 6 mila? Perché la Germania ha più del 10% di pressione fiscale in meno. Miliardi e miliardi che si possono spendere in modo diverso. Ma come facciamo a competere con l’Olanda che ha 20 punti percentuale in meno di noi?

Purtroppo non siamo in un mondo chiuso, ma in un mondo aperto. Quindi se un cittadino paga il carburante una cifra che è completamente diversa dalla cifra che paga un nostro competitor, è evidente la differenza. Io lezioni dagli olandesi, che hanno dei redditi molto più alti di noi… almeno che non pensiamo che gli italiani sono tutti cog***ni e gli olandesi tutti intelligenti.


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