La prima, ammirata impressione: la gara è bella e appassionante già prima della bandiera rossa (l’unica a sventolare in modo pimpante). Monza è un tracciato dalla piena percorrenza, se al dato prestazionale umano si somma una dimensione motoristica performante, i manici migliori possono togliersi soddisfazioni.

Se poi a questo si dovessero aggiungere alcune variabili date dalle contingenze, ecco che le Alfa Romeo possono ritrovarsi una chance impensabile quando la gara riprende. 
Riprende senza più le Ferrari: menomata quasi subito quella di Vettel per quanto riguarda l’impianto frenante, semidistrutta addosso alle barriere quella di Leclerc, che la perde in sovrasterzo senza più riuscire a ritrovarla.

Il nuovo pacchetto aerodinamico, studiato per le caratteristiche specifiche del circuito brianzolo, semplificato per ciò che concerne i profili alari, si sapeva che avrebbe reso ancora meno perdonabile la benché minima sbavatura a livello di guida.

E, comunque, Leclerc era rimasto tredicesimo, così come era partito: anche questo è un dato di fatto per inquadrare la “riuscita” complessiva della monoposto di Maranello quest’anno. 

La penalità di Hamilton lo condanna, poco dopo la seconda partenza, a ricominciare da zero una gara che per lui…non ricomincia, non per ciò che riguarda le chance di vittoria, perché nelle retrovie la sua Mercedes non riesce a trovare lo spunto per sbarazzarsi di un avversario dopo l’altro con la rapidità necessaria. Chiude tuttavia senza mollare un centesimo all’ottavo posto. Giù il cappello, sempre. 

Bei duelli, staccate al limite, persistenza di accelerazioni sui lunghi rettilinei. 
Più anonimo del solito Bottas, i cui team radio sin dall’inizio hanno evidenziato una mancanza di feeling nei confronti della vettura. 

Alla fine sul più inedito e meno atteso dei podi salgono il vincitore Gasly, Carlos Sainz e Lance Stroll. D’altri tempi il duello finale per il primo posto con l’assalto finale della McLaren ma con la vittoria impensabile della faentina Alpha Tauri. Incredibile, bellissimo.

È stata l’ultima Monza, amarissima, per Sebastian Vettel in Ferrari. Aveva pensato a una gara da impostare sulla lunga distanza, anche per la scelta delle gomme. La macchina gli ha negato anche quella minima chance. 

Paolo Marcacci