Continua a far discutere il caso della secretazione degli atti prodotti dal comitato tecnico-scientifico che il governo ha usato per giustificare le misure per l’emergenza Coronavirus. Un botta e risposta tra Tar e Consiglio di Stato non ha risolto il problema e tutte le polemiche che ne son seguite.
Enrico Michetti ha dato la sua lettura sull’argomento con Fabio Duranti e Francesco Vergovich. Ha espresso grande preoccupazione per la violazione del diritto dei cittadini sulla trasparenza degli atti pubblici di governo, riflettendo sul fatto che la magistratura rischia di non essere più imparziale per le mancanze della politica. Così la Costituzione è a rischio.
“Perché vuoi segretare ciò che non è secretabile per diritto?”
La pubblica amministrazione che è la casa di tutti è come una cucina aperta dove nascono gli atti che poi regolano la nostra vita, questo grazie alla trasparenza. Ora la secretazione degli atti che giustificano l’emergenza è gravissima. La trasparenza infatti permette ai cittadini il controllo della politica.
Quelli sono atti che hanno inciso sulle nostre libertà, è una follia questa situazione.
Pensate che è come se il cittadino si recasse in ospedale per le analisi e poi il medico non gli facesse vedere tutte quelle lastre che giustificano i suoi interventi clinici.
La corretta informazione richiede la conoscenza dei documenti che hanno determinato un provvedimento. Chi è il detentore della verità? Perché vuoi evitare che la gente sappia? Perché vuoi secretare ciò che non è secretabile per diritto? Perché vuoi tornare all’epoca dell’oscurantismo? Perché vuoi negare la trasparenza e la corretta informazione?
“Un giudice che giudica se stesso perché sono saltate le separazioni tra i poteri“
Non abbiamo una grande scuola della pubblica amministrazione, quindi i depositari della conoscenza del diritto sono spesso rinvenibili tra i magistrati che hanno però un altro ruolo e che va separato, terzo e imparziale. Il magistrato della Corte dei Conti è un magistrato ballerino, e non per sua colpa. Chi va al governo per la prima volta ed è inesperto e non sa come si stende un atto deve essere aiutato da questi soggetti che da una parte entrano al governo e poi tornano a fare i magistrati. Quindi ecco che spesso abbiamo magistrati come capi di gabinetto che poi ritornano nella magistratura; e quando un provvedimento viene impugnato questi atti tornano anche a lui che è redattore di quel provvedimento. Un giudice che giudica se stesso perché sono saltate le separazioni tra i poteri.
La differenza tra imparzialità e terzietà e che tra le parti non ci devono essere conflitti, ci deve essere una distanza tra il contesto e l’elemento da giudicare. Alcuni magistrati vengono proprio tirati per i capelli per coprire dei vuoti di competenze, di capacità e di preparazione.
Io sono preoccupato di capire perché non vogliono darci quei documenti e che c’è scritto là sopra”.
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