E’ il giorno della proroga del Dpcm che dall’inizio dell’emergenza sanitaria regola le nostre vite. Per questo il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è recato nel pomeriggio in aula al Senato, dove ha annunciato le misure che il Governo rinnoverà a partire dal 14 luglio. Il provvedimento si limiterà a prolungare quasi tutte le restrizioni e i divieti attualmente in vigore per contenere la diffusione del Covid-19.

In quest’ottica di contenimento, prevenzione e ricerca il pallino del gioco è in mano al mondo scientifico, che prosegue le sue analisi in merito al virus e alle sue vie di fuga. Sul vaccino, oltre ad annunci e inchieste sulle connivenze con il mondo delle multinazionali, si sa ancora poco. Come anche al riguardo di altri aspetti come immunità e carica virale.

Per comprendere a che punto è la sfida al coronavirus, Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno ascoltato l’opinione del professor Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani.

Ogni organismo umano risponde in maniera diversa. E noi di questo virus conosciamo ancora molto poco. Quindi è bene che compaiano questi studi degli ultimi giorni.

Il vaccino potrebbe non essere la panacea che risolve tutto. Sulla durata poi della permanenza dell’immunità del vaccino si apre un altro capitolo.

Nella comunità scientifica le scuole di pensiero si accalcano e accavallano. Non siamo spaccati, sicuramente c’è chi tra di noi pensa che non abbiamo più situazioni importanti e qualcosa sia migliorato nella carica virale.

Il vaccino somministrato funziona, però non sappiamo per quanto tempo funziona. Può funzionare per un anno o due. Poi se gli anticorpi scompaiono bisognerebbe rivaccinarsi. Noi siamo sicuri nella somministrazione dei vaccini, quello che è meno sicuro è l’efficacia. Io devo vaccinare mille persone ed avere una risposta positiva da 990″.


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