Pioveva a Milano. E l’Inter non ha vinto. Non dovrà tornare a casa alle quattro di notte ma va a dormire con il magone per un pareggio, un altro ancora, per il quale il suo allenatore troverà altri alibi, la sfortuna, i pali, il ko di De Vrij, varie ed eventuali ma il gioco della squadra è stato povero di idee, palla lunga per Lukaku, pure jellato il giusto, qualche cross sempre per la testa del belga e la Fiorentina avrebbe avuto anche la possibilità di castigare i nerazzurri con il contropiede, sostantivo che non piace a Conte ma è velenosissimo e non ha premiato i toscani per eccessivo narcisismo.

Il gruppo di Iachini ha giocato con la testa, quello del salentino secondo usi e costumi di una intensità però smarrita e con molte, anzi troppe incertezze difensive e a centrocampo dove si è esibito un parente di Eriksen, un danesino senza sangue e senza idee, accanto a lui il solito Gagliardini e Barella ormai portatore d’acqua.

Di Lautaro, subentrato a Sanchez ammaccato, nessuna notizia, l’aria di Catalogna lo ha già preso nei muscoli. L’Inter scivola al terzo posto, superata dall’Atalanta. Conte spiegherà che ha già fatto miracoli. Qualcuno gli crederà pure.

Tony Damascelli