La Lazio ha perso in casa della Juve, scivolando a undici punti dai bianconeri: dieci in più dalla ripresa del campionato. Ma sarebbe stavolta ingeneroso lasciarsi andare a giudizi critici nei confronti di una squadra – quella di Inzaghi – a un certo punto addirittura irriconoscibile. Tante, troppe, le assenze.

Malgrado tuto questo, la Lazio ha giocato una partita quantomeno ordinata, di carattere, provando – consapevole dei propri limiti – a fermare la Juve. E in queste condizioni va salutata come un riconoscimento alla prova dei laziali l’esultanza finale dei bianconeri, anche un po’ spaventati dopo il gol di Immobile. Lazio insomma a testa alta, come a testa alta dal confronto con il suo concorrente per la classifica dei cannonieri è uscito anche Immobile. Già, perché Ronaldo ha segnato una doppietta, scavalcando per un momento il laziale, ma Immobile è tornato ad essere pienamente se stesso. Un palo, un rigore che si è procurato personalmente per poi trasformarlo.

Insomma, non è questa la gara per fare o aprire processi. Resta da capire, questo sì, cosa è successo nel lungo stop. E il perché dei tanti infortuni e di una condizione atletica generale inaccettabile.

Alessandro Vocalelli