Dall’inizio dell’emergenza coronavirus la politica, i media e gli esperti vari, non hanno risparmiato previsioni spettrali sull’andamento dell’economia italiana. Da qui ai prossimi mesi si teme un’esplosione della crisi e dei suoi effetti, che potrebbero riprodursi sulle persone più fragili e indifese.

Tutti minacciano un ritorno all’ “autunno caldo“, in pieno spirito sessantottino, applicato però alle conseguenze della pandemia 2020. Alcuni, lo fanno come presupposto per aggrapparsi al salvagente europeo. Altri, perché analizzando i dati attuali e le previsioni future sono consapevoli dello stato di forma del Paese.

Eppure, nonostante l’incombenza di una recessione, sono rari i casi in cui vengono fornite cifre esatte sull’economia reale: imprese a rischio chiusura, lavoratori a rischio licenziamento. In questo senso negli ambienti del servizio pubblico Rai e dei media mainstream gira un colpevole silenzio.

Chi, invece, affonda i suoi studi nell’economia reale ed umanistica è l’economista Valerio Malvezzi, il quale ha discusso dei veri numeri della crisi insieme a Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Questa la sua versione dei fatti a “Un Giorno Speciale”.

“Intanto ho intitolato le slides ‘Pillole di eresia economica: come smontare le balle del pensiero unico. E ho inserito anche la parola ‘Malvexit’, perché io sono per uscire dall’Unione europea ed ecco perché.

  1. Qual è il numero delle imprese in Italia? Se le imprese crescono allora cresce l’economia. Se le imprese scendono lo Stato va male. Dal 2008 al 2018 abbiamo perso il numero delle imprese. Da circa 4 milioni e mezzo di imprese siamo scesi a 4 milioni e 400 mila.
  2. Cosa significa questo per il numero di addetti delle imprese? Noi abbiamo perso un milioni di persone impiegate. Da quasi 18 milioni di addetti a circa 17 milioni. Questa è la dimostrazione del fatto che parlare di economia vuol dire parlare di imprese. Cosa che il Governo non fa.
  3. Cosa è successo nel primo trimestre del 2020? Abbiamo avuto 10 mila società di capitale in più, però abbiamo perso 8 mila società di persone e abbiamo perso 32 mila imprese individuali.
  4. Quante e quali imprese italiane sono a rischio chiusura? Mentre si fanno le seghe e le pippe agli Stati generali noi abbiamo il 18,8% di grandi imprese a rischio, il 22,4% di medie imprese a rischio, il 33% di piccole imprese a rischio.
  5. In complesso, quante imprese italiane sono a rischio chiusura? 4 imprese su 10. Questi dati li vorrei vedere sulla Rai perché io pago un canone per sapere dalla pubblica informazione i dati oggettivi.
  6. Quanti dipendenti sono a rischio? 3 milioni e mezzo circa di lavoratori, che in questo momento non lo sanno, ma le loro imprese sono a rischio chiusura.
  7. Perché stiamo rischiando di perdere 3 milioni e mezzo di lavoratori? Abbiamo adottato le politiche della Troika, le politiche dell’Europa, le politiche del taglio della spesa pubblica. Avere scelto le politiche neoliberiste ci sta costando il baratro. Con l’euro ci siamo messi il cappio al collo”.

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