Oggi voglio provare a discutere quelli che sono i dati che ci circolano, più che nella rete, nei social media così chiamati. Quella che sembrava una democrazia della conoscenza, internet e i mezzi sociali, si sta trasformando molto rapidamente in una fabbrica di notizie false. Questo per la semplice ragione che quanto più sei ignorante, tanto meno hai idea di cosa sia una fonte, e tantomeno la controlli.

E’ vero, puoi trovare notizie false un po’ dappertutto. Ma quelle della rete e quelle dei mezzi sociali sono davvero clamorose. Vengono qualche volta inventate di sana pianta, anzi molte volte come è stato stabilito in diversi casi. Altre volte derivano semplicemente dal fatto di ridondare una notizia falsa.

Faccio un esempio: se io chiedo a qualcuno di mostrarmi qualche fotografia dello tsunami del 2004 nell’oceano indiano, le prime fotografie che vengono fuori, da un’analisi approssimativa in rete che non tenga conto delle fonti, sono quelle di palazzi alti come grattaceli sormontati da grandi onde di maremoto. Quanto era alto quindi questo tsunami? Più di 100 metri? Invece dai dati sappiamo che lo tsunami non ha raggiunto i 20 metri. Non era dunque un mega tsunami, come pure sarebbero difficile. Certamente sarebbe difficile domandarsi e scoprire dove era il fotografo che ha fatto quelle immagini che sono evidentemente dei montaggi.

Ecco però questo errore è ancora ridondante in rete, dopo 16 anni da quel tragico tsunami. Così funziona anche per le altre cose. Il comizio di Trump a Tulsa, può essere il vaccino che fa venire l’autismo, può essere il Covid che non è vero che fa male. Possono essere tante cose ma nessuno, al di là del merito della questione, si preoccupa del metodo. Cioè reperire notizie che siano buone per la fonte. La fonte è tutto. Una volta c’era chi con la sua autorevolezza certificava la fonte.

Ancora oggi, se io voglio documentarmi bene, scelgo la Treccani non Wikipedia. E’ proprio clamorosamente diversa la prospettiva. Lo dimostro con un ultimo esempio. Sulla enciclopedia cartacea puoi trovare anche diverse pagine dedicate agli artisti del passato. Mentre su quella mediale ne trovi molto poche. Voglio dire che è più facile trovare caratteri e lunghezza di pezzo per Ligabue che non per Franz Liszt. Eppure il primo se lo deve ancora conquistare un posto nella storia degli artisti, pure se a me piace moltissimo, mentre l’altro l’ha già fatto.

C’è un rovesciamento; quello che il tempo sancisce come ottimo trova molto spazio nelle enciclopedie cartacee o certificate e molto poco invece in quelle che hanno un’altra origine. Non è un bene.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi      

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