Il cielo sopra la Roma è cupo. La vendita del club giallorosso, ad oggi, sembra ancora distante da una lieta conclusione. Il dossier sul sodalizio capitolino è nuovamente a disposizione di eventuali candidati al suo acquisto.

Una bella gatta da pelare, conti alla mano, per coloro che subentreranno alla gestione targata James Pallotta. Ormai da tempo risulta evidente il disimpegno diretto della proprietà americana. L’ennesima conferma di ciò arriva dal rifiuto di immettere ulteriori capitali, sostanzialmente a fondo perduto. L’idea, invece, sarebbe quella di insistere sul cammino delle cosiddette operazioni di factoring.

Ad illustrare i particolari del momento societario giallorosso ci ha pensato Marco Bellinazzo, giornalista de ‘Il Sole 24 Ore’, intervenuto nel pomeriggio di ‘Radio Radio Lo Sport’. Con Direttore Ilario Di Giovambattista, Stefano Raucci, Francesco Di Giovambattista, Franco Melli, Alessandro Vocalelli, Luigi Ferrajolo, Stefano Agresti e Gianluca Lengua, ecco l’intervista.

Covid ha affossato la roma ► Bellinazzo: “Società colpita nel momento di maggiore difficoltà”

A marzo la trattativa con Friedkin era praticamente chiusa

Direi che Da Grosa ha semplicemente confermato che il dossier della Roma è di nuovo sulle piazze finanziarie, cosa che si sapeva da settimane. Pallotta dovrà molto rammaricarsi sull’occasione persa con Friedkin perché a marzo, da quello che mi risulta, l’operazione era chiusa dal punto di vista del compratore. E’ stato Pallotta a ritardarla per tutta una serie motivi, che poi sarebbe carino chiedere a lui. Ora giustamente se ne sta pentendo perché le condizioni sono radicalmente cambiate. Chi va sul mercato per comprare un club va a cercare un’occasione più che una equa remunerazione degli asset che va a comprare

Il debito della Roma cresce

Direi che anche la sub-offerta da 500 milioni di Friedkin, che porterebbe ad una minusvalenza per Pallotta e i suoi soci americani, comunque era un’offerta che Pallotta avrebbe dovuto prendere in considerazione. Salvo poi fare questa operazione annunciata nelle ultime ore, che è molto indicativa delle nuove strategie di Pallotta e dei suoi soci americani. Non sono aumenti di capitale ma operazioni finanziarie che vanno ad aumentare il debito della Roma. Questo non è rassicurante.

La Roma ha vissuto per tanti anni al di sopra delle sue possibilità, però con un progetto molto chiaro: avere una rosa importante per far crescere sempre di più i suoi ricavi. A questa crescita si associava ovviamente la questione stadio. Per la Roma più che per le altre squadre la pandemia del Covid è stata il classico cigno nero, come si dice in economia, un evento imprevedibile e nefasto che va a colpire una società proprio nel momento di maggiore difficoltà. Altre magari avranno delle difficoltà analoghe ma entrano nella crisi con un po’ più di forza. Adesso la Roma si ritrova a dover far fronte a questa crisi con un calo di ricavi, un calo di visibilità e in più con una procedura sullo stadio ancora senza chiudere positivamente e con una una cessione che avrebbe dato nuova linfa economica al club. Invece si ritrova in una sorta di palude in cui non si sa se quando arriveranno dei compratori con offerte molto diverse da quelle che si aspettano”.

In attesa del via libera per lo stadio

La proprietà di solito, quando è una società che ha intenzione di impegnarsi ancora seriamente sul lungo periodo, immette capitale. Se la proprietà non immette più capitali ma fa prestiti, ha voglia di disimpegnarsi ma ancor di più ha necessità di disimpegnarsi. Perché non sta immettendo capitale a fondo perduto. La trattativa con Friedkin non è che l’ha mollata. Non è riuscito a chiuderla per tutta una serie di complicazioni legate alla compagine proprietaria. Ricordiamoci che dietro ci sono altre decine di soci e qualcosa è emerso anche sulle possibili controversie legali di cui si è parlato negli Stati Uniti da parte di alcuni soci di minoranza. E’ stata un’incapacità di arrivare alla cessione. Ora Pallotta si trova nelle condizioni di avere un’offerta che lo porterebbe a fare una minusvalenza. C’è la volontà e l’idea che se arriva l’ok allo stadio, in realtà, si riesca a spuntare sul mercato un prezzo maggiore. Però, nel frattempo, non si vuole più fare aumenti di capitale. Quindi non si vuole più mettere soldi nel club, che poi verranno bruciati da esigenze di cassa, ma si cerca di farlo con operazioni di factoring come Thohir all’Inter prima di trovare Suning come compratore”.

Friedkin rimane ancora alla finestra

Friedkin non ha mollato l’idea di comprare la Roma. Ovviamente ora vuole porre le sue condizioni. Quindi la trattativa si potrebbe anche riaprire qualora non si trovassero offerte migliorative sul mercato. L’unica importante che poteva arrivare era dall’Arabia Saudita ma loro sono andati in Inghilterra a prendersi il Newcastle. Politicamente non è semplice immaginare l’acquisto della Roma da parte di un fondo dell’Arabia Saudita. Gli unici imprenditori italiani che in questo momento potrebbero comprare una squadra di calcio importante come la Roma, assicurando un progetto di lungo termine, sono ad esempio Delvecchio e Ferrero che non hanno la minima intenzione di impegnarsi in questo tipo di attività”.

L’inevitabile destino dei pezzi pregiati giallorossi

E’ evidente che se non raggiungi la Champions League e hai un dislivello tra entrate e uscite di 100 milioni, che potrebbe riproporsi tranquillamente l’anno prossimo, devi fare qualcosa di importante per quanto riguarda la vendita di alcuni giocatori. Zaniolo e Pellegrini sono i prezzi pregiati del mercato, quindi si deve andare in quella direzione”.

“Situazione economica della Roma non tranquillizzante”

Credo che questa sia una fase terminale di questo percorso. Per cui o nel giro di due-tre mesi c’è una chiarezza definitiva sul progetto stadio oppure, a quel punto, Pallotta si rassegnerà ad accettare anche uscite in minusvalenza. A meno che non subentrino soggetti che possano subentrare come soci, quindi lasciare Pallotta alla presidenza, però è un’ipotesi molto marginale in questo momento. Credo che Pallotta voglia prendere tempo per capire se l’ok allo stadio gli possa permettere di avere un ritorno più alto sul prezzo di vendita che, in questo momento, non è soddisfacente né per lui né per i suoi soci. La situazione economica della Roma al momento non è assolutamente tranquillizzante, nell’ottica di un club che ha a mio avviso grandissime potenzialità. Potrebbe essere lo specchio del calcio italiano. Un calcio che stava risalendo la china ma che esce particolarmente penalizzato da questa crisi Covid. In questo senso mi auguro che ci sia un chiarimento sulla questione stadio che potrebbe far volgere la situazione al bello di nuovo e far uscire la Roma da questo piccolo tunnel in cui si è infilata a causa della pandemia”.


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