Dopo un periodo di astinenza è riapparso in conferenza stampa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Sono circa le 18.00 quando i riflettori di televisioni e social media si accendono sul cortile interno di Palazzo Chigi, dove il premier ha preso parola.

In quarantacinque minuti di intervento, con annesse domande dei giornalisti presenti, “l’avvocato del popolo” ha toccato vari punti: situazione dell’epidemia, status dell’economia, aiuti dell’Europa, rapporto con le opposizioni. Temi approfonditi anche dal vicedirettore dell’Huffington Post Alessandro De Angelis intervenuto ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari per commentare la conferenza appena conclusa.

Ecco l’opinione di Alessandro De Angelis a “Lavori in Corso”.

Note positive e negative

Quello che mi è piaciuto di più è che abbia recepito il discorso del capo dello Stato. Mi è piaciuto di meno, lo dico tranchant, che non c’è un’idea di ricostruzione. Mi pare evidente che c’è la consapevolezza che arriverà una valanga di soldi e che questi soldi arriveranno tra un anno.

E poi ho visto che il presidente del Consiglio, così come durante il lockdown aveva fatto diverse task force, adesso farà diversi incontri. Mi pare che con Confindustria e questo nuovo corso di Bonomi ci sia un conflitto aperto da parte del Governo.

Oggi sono arrivate le ultime casse integrazioni di marzo, mi pare. Oggi Conte si è scusato per l’ennesima volta dicendo che queste sono le farraginosità dello Stato. E’ sempre colpa della burocrazia in questo Paese. Se invece avessero scritto leggi meno labirintiche…”

Tira una brutta aria

La visione del Paese è il grande limite di questa gestione. A me sembra che ci sia un tentativo di recuperare rispetto al tempo perduto, che ci sia un cambio di toni. Ha nominato le opposizioni, anche se lui in verità non vuole dialogare con le opposizioni.

E c’è anche una grande paura in questa conferenza stampa. C’è la paura che, insomma, è arrivata la mafia. L’intero tono della conferenza stampa era un po’ meno sceneggiata. Era un po’ più dialogante e consapevole.

Ieri si è visto che c’è un pezzo d’Italia scesa in piazza perché è arrabbiata. Sta soffiando un vento di rabbia, malcontento e disagio sociale. E Conte se n’è accorto perché chiaramente ci saranno mesi complicati”.


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