Un nuovo capitolo della saga che vede protagonista Massimo Carminati è stato scritto oggi. Infatti la già tanto discussa e polemizzata sentenza dello scorso novembre, con la quale la Corte di Cassazione giudicava “Mafia Capitale” priva della componente mafiosa, mette in pratica i suoi effetti.

Se “er cecato” è fuori dalle mura del carcere di Oristano lo si deve proprio a quella pronunciazione della Corte. Nelle ultime ore, scaduti i termini della custodia preventiva, è stata accolta dal Tribunale della Libertà, l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati dagli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri.

La prossima tappa di questa storia sembra già scritta: ricalcolo della pena, a seguito dell’assoluzione dal 416 bis. Intanto per commentare le vicende di oggi Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno intervistato proprio l’avvocato di Carminati, Cesare Placanica. Queste le dichiarazioni rilasciate a “Lavori in Corso”.

Applicato principio di civiltà giuridica

In tutti i Paesi democratici è previsto che la custodia preventiva abbia un limite. Non si può restare in custodia preventiva per sempre. Ad un certo punto, se non c’è un accertamento definitivo sui fatti non si può continuare a tenere le persone in carcere. Questo è un principio che c’è dappertutto, tranne in posti come la Corea del Nord e altri che non sono democrazie.

Essendo anche venuto meno il reato di mafia, perché nel novembre del 2019 la Corte di Cassazione dice che la mafia in questo processo non c’è. E le motivazioni sono semplici: la violenza non c’è mai stata e nemmeno dimostrata. Cadendo questa ipotesi di associazione, in quel momento il reato più grave diventa la corruzione, che ha una pena massima di otto anni.

Un principio di civiltà dice che un soggetto può essere tenuto preventivamente in carcere fino ai due terzi del massimo della pena del reato che viene contestato. Siccome la corruzione ha un massimo dai quattro agli otto anni, i due terzi sono cinque anni e sei mesi. Anche qui il motivo è semplice perché tu in realtà potresti prendere il minimo. Quindi addirittura potresti aver scontato più pena di quanto te ne viene inflitta in custodia preventiva”.

Scadenza Carminati? Cronaca di una morte annunciata

Sulla scorta di questo principio di civiltà, La Corte d’Appello non l’ha voluto comprendere perché secondo me hanno temuto quello che poi è successo: il ministro della Giustizia ha annunciato un’ispezione.

A fine ottobre io già so che il 30 marzo Carminati va a scadenza. Quindi è cronaca di una morte annunciata perché è impossibile in quei quattro mesi scrivere le motivazioni della Cassazione, fissare il nuovo processo d’appello, trattare il nuovo processo d’appello, scrivere le motivazioni, dare termine alle parti per proporre un nuovo ricorso”.

Il clamore mediatico per Carminati è una fortuna

Questo è il vero ragionamento che dà due punti di vista. Il primo è l’immediata recessione nel campo sociale del primo momento, che è quello più fallace, della cautela. La notizia che si sedimenta nel contesto sociale è quella dell’arresto.

Mafia Capitale, è una fortuna che Carminati venga seguito. Se non ci fosse stato questo clamore mediatico sarebbe già stato archiviato come mafioso e nessuno avrebbe mai saputo che la Cassazione ha annullato l’accusa”.


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