Il parere di chi scende in campo: sull’ormai giornaliero tema della probabile ripartenza del campionato italiano per la stagione 2019-2020 arriva anche il parere di chi la Serie A l’ha vissuta da protagonista.

Nel corso di ‘Radio Radio Lo Sport’, è intervenuto a tal proposito Simone Pepe, versatile ala di Albano Laziale con trascorsi nella Roma, nell’Udinese e più recentemente nella Juventus. Ora l’esterno ricopre la veste di procuratore sportivo, ma le sue riflessioni restano sull’ottica del calciatore in questo complicato stop al campionato causato dalla pandemia di Covid-19 e soprattutto dalla discordanza sui possibili pericoli e benefici di una ripartenza: vale la pena correre il rischio?

Ecco l’intervista di Ilario Di Giovambattista e Stefano Raucci.

Simone Pepe ► “Campionato? Prima la salute. Non c’erano tamponi per i dottori, perché ora abbondano per i calciatori?”

“Lo stato non è stato chiaro”

Il problema di base, secondo me, parte da un punto: prima di tutto lo Stato non è stato chiaro, perché in due mesi si è sentito dire di tutto e di più. Prima sembrava una cosa molto lieve e dopo una cosa gravissima. Qui ci sono stati dei morti. Io penso che prima di tutto ci sia la salute della gente. Se non sono stati fatti i tamponi ai dottori degli ospedali che curavano le persone, adesso ogni tre minuti si possono fare tamponi ad un giocatore? Allora c’è qualcosa che non torna.

Poi per carità che l’Italia abbia bisogno del calcio perché è la terza industria che porta soldi, ci mancherebbe. Questa è una cosa importante per lo Stato. Detto questo bisognerebbe un attimo capire bene qual è il quadro generale da tutte le angolazioni. Io per fare la cosa che mi piace di più al mondo, giocare a calcio anche se adesso non gioco più, io sarei stato tranquillamente chiuso due mesi non c’è problema. Lo abbiamo fatto tantissime volte perché, tra tournée ed altro, stiamo in ritiro un mese o un mese e dieci giorni.

“Se si ammala qualcuno ricominciamo da capo?”

Io penso che i calciatori fanno quello che gli viene detto. Se lo Stato dice che si può giocare, le società sono d’accordo perché mi sembra che comunque tutti vogliano ricominciare a parte qualcuno. Dobbiamo avere prima un quadro completo e capire le cose che si possono fare e che quelle che non si possono fare. Se il cameriere deve stare due mesi in ritiro dovrà adeguarsi. Perché se va a casa e ha il figlio con 40 di febbre, torna in ritiro e infetta i giocatori. Se si ammala uno, ricominciamo da capo.

Pronostici sul campionato?

Adesso la Juventus è un punto avanti in campionato. Ma io penso che la differenza in questo momento la possono fare, se ci sarà la ripartenza, i preparatori atletici. Si tratta di un mini campionato di dodici partite e anche i preparatori potranno fare la differenza. Perché devi fare una preparazione mirata per giocare dodici partite. La Juventus in questo momento ha giocatori strutturati fisicamente in maniera importante, perché sono tutti alti 1,85/1,90, sono delle bestie. I giocatori devi mandarli in condizione.
La Lazio pure che stava in un momento stra positivo, bisognerà vedere come ripartirà dopo questo stop.
L’Inter ugualmente quindi è difficile fare un pronostico adesso. Non si può dare vantaggio ad una squadra piuttosto che a un’altra. Allora se si decide di ricominciare deve esserci l’ok per tutti. Se ad alcuni giocatori è stato permesso di andare fuori vuol dire che non si sapeva come poteva andare avanti la questione. Ancora oggi non è chiaro quale sia la situazione.

La vita da procuratore

Adesso faccio il procuratore sportivo. Ho un po’ di giovani e qualche giocatore di Serie B. Ho cominciato da poco, è una cosa che mi è sempre piaciuta, e la stiamo portando avanti”.


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