I dati relativi alla pandemia sembrano essere molto incoraggianti al giorno d’oggi. Naturalmente fatta eccezione ancora per la Lombardia che sembra conservare un primato negativo e qui bisognerebbe interrogarsi molto sul perché. In generale i dati ci dicono che la prima pre-apertura, quella del 4 maggio, non ha provocato fino adesso, e direi che questo è ormai un dato acquisito, particolari controindicazioni.

Però non abbiamo cominciato benissimo quest’altra fase con il 18 perché, come si è mostrato in molti posti soprattutto nel pomeriggio tardo o la sera ma anche a pranzo: distanze che non vengono rispettate, mascherine che non vengono messe, posizionamento dei tavolini e delle sedie sui tavolini che non è quello che doveva essere. In un tavolo da quattro, se non si è familiari, ci si entra in due e così via. Invece non si mantiene questa distanza.

Vale la pena ricordare che se i dati ci dicono che questa è una pandemia seria, ormai con 5 milioni di contagiati e più di 300.000 morti nel mondo, e ci dicono che se ne esce con la distanza e con l’autoprotezione è questo quello che dobbiamo fare fino a quando i numeri non saranno molto molto bassi. Perché invece rischiamo facilmente, non avendo acquisito un’immunità di gregge, di ripiombare almeno localmente in condizioni che non vogliamo.

Quindi quello che si deve chiedere e che si vigili su questi posti in cui le persone si radunano e poi, inconsapevolmente e anche felicemente non ne voglio fare una colpa, si mescolano e magari poi sono tutti ragazzi nella maggior parte dei casi che tornano a casa e fatalmente si infetta qualcun altro magari più debole.

Ecco un po’ questo ce lo insegna la pandemia. Noi perché abbiamo tutte queste attenzioni, soprattutto se non abbiamo un’età di quelle che può risultare molto compromettente? Perché vogliamo pensare agli altri. Perché vogliamo essere solidali e perché vogliamo preservare i più deboli, cioè gli anziani, dal contrarre qualche cosa che magari a noi farebbe meno male ma che a loro può portare alla morte. Questa è la ragione. Cioè una ragione non di privare qualcuno della felicità di uscire e di stare per strada, assolutamente no. La ragione è quella di preservare gli altri.

E’ esattamente la stessa ragione che porta a vaccinare i tuoi figli quando li mandi a scuola, non soltanto per proteggere loro, ma per proteggere quelli che tra gli altri sono più deboli e che quindi avrebbero soltanto da perdere se ci fosse anche uno solo non vaccinato. Sono queste ragioni di carattere altruistico, non di carattere egoistico, che andrebbero tenute in considerazione. Perché solo di questo si parla. Non ci sono volontà negative dietro questo, non c’è nessuna voglia di sceriffi e di polizia. C’è soltanto voglia di evitare altri dolori.

GeoMario, cose di questo mondo – con Mario Tozzi


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