Cinquanta giorni in ritiro? Neanche per sogno. Nelle ultime ore girano voci sempre più insistenti secondo le quali diversi calciatori di Serie A starebbero manifestando chiaro scetticismo sulle modalità di ripartenza del campionato indicate nel protocollo.

Timori e perplessità che però, tranne qualche eccezione, non stanno trovando conferme dirette da parte degli atleti e delle rispettive squadre.

Ne abbiamo parlato a ‘Radio Radio Lo Sport’ con le nostre ‘Teste di calcio’. In studio Stefano Raucci e Francesco Di Giovambattista. In collegamento anche il Direttore Ilario Di Giovambattista.

Il punto di Paolo Cericola
“Oggi è una giornata importante per due situazioni. La prima è che alle 15.30 ci sarà la conference call insieme insieme al Presidente della FIGC Gravina ci sarà il Professor Zerpilli e dall’altra parte ci sarà tutto il comitato medico-scientifico. Da quanto mi hanno confermato stamattina non c’è sostanzialmente trattativa, tant’è che il confronto dovrebbe durare un’ora non di più. Il comitato medico-scientifico del Governo dirà al Presidente federale e al Dottor Zerpilli quelle che sono le opposizioni rispetto al protocollo che è stato precedentemente bocciato, cioè quello della federazione. Sempre nella giornata di oggi c’è un appuntamento, che sicuramente è meno importante ma va menzionato, che è quello dell’assemblea della Serie C nella quale il Presidente Ghirelli sancirà la chiusura del campionato di C, con la promozione delle prime di ogni rispettivo girone; poi per quanto riguarda la quarta bisognerà vedere quello che deciderà il consiglio federale. Per quanto riguarda la posizione dei giocatori, questa è molto chiara già da tempo. Vogliono garanzie assolute. Non ci pensano minimamente a fare 50 giorni chiusi dentro. Anche stamattina ho ricevuto riferimenti a quello che è capitato ieri ad un giocatore del Torino. Come sapete ieri pomeriggio il Torino ha comunicato una positività, anche se asintomatica. Non ci sono garanzie assolute. I calciatori, in questo momento, hanno tutta l’intenzione di tutelare se stessi e le proprie famiglie soprattutto. Oltre ai calciatori, io vi posso dire che ci sono anche diversi allenatori che hanno delle perplessità molto ampie. Stamattina in un’esclusiva a ‘Repubblica’ Gastaldello, il capitano del Brescia, dice: abbiamo vissuto la tragedia sulla nostra pelle. Ora abbiamo paura. Troppi rischi per noi calciatori e per tutti gli altri dipendenti. Giocare? Io dico assolutamente di no. Credo che al centro e al sud non sia arrivato davvero quello che abbiamo vissuto in Lombardia, per fortuna dico. A Brescia noi siamo stati toccati. Noi siamo a conoscenza di quella che è questa grande tragedia sulla nostra pelle. Abbiamo scoperto quanto basti poco per rovinare una famiglia. Questo è il capitano del Brescia”.

Furio Focolari
“Fino a che non mi dice qualcuno, mettendoci la faccia, nome e cognome: il calciatore Milinkovic, il calciatore Zaniolo, il calciatore Higuain non vuole più giocare a calcio, bisogna smetterla di dire cose che non hanno senso. C’è un sindacato calciatori, ci sono calciatori che guadagnano quello che guadagnano: parlino. Ci mettano la faccia. I calciatori quali? I calciatori chi? Di che cosa parliamo? Finché questo non c’è, quello che stiamo dicendo è falso. Io mi ricordo il castello di Vigo dell’82, l’Hotel Helio Cabala nel ’90, mi ricordo la Pingree School nel New Jersey. Erano blindati, non potevi nemmeno avvicinarti. Adesso il ritiro sarebbe più difficoltoso del ritiro di un Mondiale?”.

Stefano Agresti
“Ha ragione Focolari. A parte il fatto che bisogna fare un distinguo. Se il giocatore ha paura per la salute è una cosa. Se un calciatore anche solo fa ventilare l’ipotesi di non voler rimanere 50 giorni in ritiro se ne assume la responsabilità. Credo tra l’altro che il primo provvedimento sia quello che non prende lo stipendio. Non è che può diventare improvvisamente una vittima uno perché gli dici di stare 50 giorni in ritiro. Anche io aspetto un calciatore che dica: io non voglio più giocare per questa stagione perché non voglio stare 50 giorni in ritiro. Io me lo aspetto con la gente che perde il lavoro, con camerieri, operai, imprenditori in difficoltà e in crisi. Farlo dire all’amico dell’amico è sempre troppo facile. Lo dicessero pubblicamente che non vogliono giocare perché non vogliono stare in ritiro”.

Alessandro Vocalelli
“Francamente non credo che i calciatori dicono che non vogliono giocare. Capisco uno che dica: io non me la sento di stare tre mesi o quattro mesi blindato non mi sembra una condizione plausibile. Quando il protocollo verrà approvato se prevederà che per tre mesi devi stare in ritiro, si faranno tutte le considerazioni. Io non mi sento che uno che lo fa non ha rispetto rispetto della famiglia, chi non lo fa è uno che non vuole lavorare”.

melli

Franco Melli
“Da 50 giorni, con diverse posizioni, stiamo parlando con l’obiettivo di far partire il calcio. Se queste cose fossero vere, è inutile che abbiamo parlato fino ad ora. E’ chiaro che il consenso dei giocatori è determinante. Però mi sembra allucinante che i giocatori non vogliono giocare. Ma se devi far ripartire un movimento così importante è normale andare in ritiro perché, se non lo fai, non riparte”.


ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE

LEGGI ANCHE: