Ci si interroga su come dovrà essere questa seconda fase, intanto però bisognerebbe chiedersi quando potrà ricominciare. Non può essere adesso. Le pressioni dei gruppi produttivi del paese, pur con le loro ragioni, non sono accettabili. Qui si rischia la salute delle persone e già se n’è compromessa parecchia.

Forse non è estranea la logica del profitto a non aver chiuso tutto subito nel sud della Lombardia dove sono scoppiati due focolai consecutivi. Forse non è estranea la logica del profitto nemmeno al fatto che le epidemie si scatenino e neanche al fatto si diffondano così in fretta. Forse non è estranea la logica del profitto al traffico illegale di animali selvatici che poi consentono lo spillover, cioè il salto di specie. Forse la logica del profitto non è lontana dalla logica che scatena queste problematiche, dunque dovrebbe starsene un attimo per proprio conto. E la prima cosa che si dovrebbe pensare, quando si pensa la ripartenza, è farlo in un modo diverso.

L’abbiamo vista l’aria pulita sulla Pianura Padana, l’abbiamo visto com’è pulita l’aria su Wuhan e in Cina, l’abbiamo apprezzato il fatto che ci siano meno polveri sottili, meno ossidi d’azoto. Ma meno significa parecchio! Il 70% in meno, una grande e clamorosa pulizia dell’aria e del mondo perché ci siamo fermati. Questo vuol dire che quando ci muoviamo lo facciamo in maniera dannosa per l’ambiente e ogni anno, non bisognerebbe dimenticarlo, ci sono fra i 4 e i 6 milioni di morti in più per malattie respiratorie che non sono pandemie ma sono legate all’inquinamento atmosferico.

Quando ce lo diranno gli scienziati ripartiamo, ma facciamolo in un modo diverso. Producendo energia, beni e merci in un’altra maniera, riconvertendo ecologicamente il nostro sistema, non ricominciando con gli errori di prima.

Una volta tanto vogliamo tenere lontane le logiche del profitto che non fanno bene all’ambiente e neanche agli uomini?

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi


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