Chi ha avuto il virus può ritenersi al sicuro? ► Prof. Carlo Federico Perno (Microbiologo)

Malattia o infezione? Diagnosticati o infetti? Per chi non ha studiato microbiologia o virologia è molto facile incorrere in errori o dubbi su questi termini per poi e cadere in refusi che stanno generando l’attuale confusione sul vero numero dei contagiati da coronavirus, così come sulla celeberrima immunità di gregge.

A far chiarezza a ‘Un giorno speciale’ Carlo Federico Perno, Professore di Microbiologia e virologia dell’Università di Milano e direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio dell‘Ospedale Niguarda, che ha spiegato come la chimera dell’immunità di gregge sia qualcosa su cui è meglio non sperare, “visto che il 60% degli italiani dovrebbe essere infettata” e dunque più di 30 milioni di persone dovrebbero risultare positive al test.

Altro dubbio che affligge tutti, quando siamo ormai in procinto di entrare nella fase 2 dell’emergenza, è se i numeri che sentiamo ogni giorno in stile bollettino di guerra corrispondano a una stima reale, in modo che si possa finalmente intravedere l’uscita dalle rispettive abitazioni. C’è però un altro alleato in favore di quest’ultima evenienza, oltre il tanto decantato vaccino: gli anticorpi, che potrebbero essere l’elemento decisivo di questa battaglia.

Ecco l’intervista di Francesco Vergovich e Fabio Duranti al Prof Carlo Federico Perno.

Chi ha avuto il virus può ritenersi al sicuro? ► Prof. Carlo Federico Perno

Dobbiamo iniziare a pensare adesso alla fase 2, che non è ancora iniziata ma ci stiamo entrando. E’ chiaro che ormai da svariati giorni il numero delle diagnosi (non delle infezioni, ricordiamo che noi misuriamo oggi coloro che si sono infettati 7-10 giorni fa) continua con un netto calo, il quadro sembra andare verso un netto miglioramento che però non rappresenta ancora una risoluzione. Attenzione a non abbassare la guardia.

E’ forse il virus più aggressivo che ricordi, sono 38 anni che faccio questo mestiere e non ricordo nulla di così impegnativo. Rassicuriamoci, sì, ma con le cautele del caso.
Detto ciò non possiamo stare rinchiusi in eterno, dobbiamo cominciare a capire i parametri che ci faranno capire quando ricominciare e come.

Quando finirà la quarantena, o fase 1?

Credo che in questo momento sia irresponsabile parlare di date: sicuramente si sta avvicinando il momento della ripresa, che dal punto di vista medico vi dico che sarà graduale perché inevitabilmente non potremo rimettere tutti per strada e far ricominciare tutte le attività, ma è altrettanto chiaro che questo non potrà non accadere in un lasso d tempo ragionevole, perché l’Italia non può star ferma tanto tempo.

L’OMS ha dichiarato che ci sono 200 kit per misurare gli anticorpi, questo ci dà due notizie:

  • Quella positiva è che chiaramente è un argomento fondamentale questo della ricerca degli anticorpi per capire cosa sta succedendo e come potremo ripartire.
  • Quella negativa: sul mercato troviamo di tutto. Il nostro lavoro è anche quello di selezionare test diagnostici validi, altrimenti da medico è meglio non avere un risultato che un risultato sbagliato.

Come funziona il test?

Se io ho gli anticorpi vuol dire che ho incontrato il virus, ma non necessariamente che io lo abbia contratto. Quindi bisogna capire se la persona che ha gli anticorpi ha anche il virus, facendo un tampone.
Attenzione però al termine “immune”, perché una persona che ha gli anticorpi non è detto che non riprenda il virus.

Un virus produce nel nostro organismo due tipologie di risposte: una anticorpale protettiva, come il morbillo che prendiamo una volta per poi non riaverlo più; l’altra come per l’epatite C, che dà una risposta anticorpale non protettiva, cioè siamo immunizzati ma non protetti.
Quello che stiamo cercando di capire è il tipo di anticorpi che hanno le migliaia di persone guarite. Se capiamo questo passaggio chiave possiamo aiutare l’Italia a ripartire.

Un sistema scientifico per capirlo? Negli Stati Uniti, dove se paghi puoi far tutto, c’è uno studio che propone di infettare di proposito dei giovani (che non sono meno deboli) i quali si mettono a disposizione a pagamento. Io questi esperimenti li ho visti fare da un signore che si chiamava Mengele ad Auschwitz e il fatto stesso che qualcuno li proponga mi angoscia non poco, anche perché abbiamo il modo di farlo in laboratorio.

Chi ha avuto il virus può ritenersi al sicuro?

Diciamo che le probabilità che la persona immunizzata sia anche protetta (abbiamo spiegato la differenza) è di più del 50%, quindi più della metà delle possibilità che questo virus si comporti come il morbillo. Se dovessi fare una previsione si può dire che ci sono più possibilità che il virus si comporti come il morbillo che non come l’epatite C.

Noi abbiamo 130mila persone diagnosticate, non infettate. La differenza è che coloro che sono stati diagnosticati hanno sintomi: moltiplicando per 20 o per 30 volte questo numero ci avviciniamo alla realtà italiana con qualche differenza sostanziale da regione a regione. Probabilmente in Lombardia siamo oltre il 10% delle persone infettate.

E’ possibile che il virus sia arrivato prima di quanto si dice in Italia?

Domanda comune ma corretta, dovrebbe essere arrivato in italia verso la fine di dicembre. Non va dimenticato che i sintomi iniziali di questa malattia sono simili a quelli di un’influenza o, udite udite, a quelli del coronavirus umano: questo non è un coronavirus umano, ma un coronavirus passato dagli animali all’uomo. Noi abbiamo quattro varianti di coronavirus. Quali sono? Quelli che ci danno ogni anno il raffreddore“.


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