Senza paura, con molti pericoli e talvolta anche senza protezioni: la sanità italiana ce la sta mettendo tutta per far arretrare il coronavirus, salvando migliaia di persone con la collaborazione di chi in questi giorni ha rispettato le restrizioni emanate dal Governo.
Sarebbero addirittura circa 40.000 le vite che gli italiani che finora sono stati a casa hanno risparmiato alla morsa del Covid-19, secondo alcuni quotidiani esteri.

Una correttezza che dobbiamo continuare a mantenere, come ha detto il Professor Rocco Bellantone, Direttore del Policlinico Gemelli di Roma a ‘Lavori in Corso’.
La sanità italiana ha certamente giovato da chi ha avuto senso civico in questi giorni, cosa che non è potuta accadere in America, dove le cure non sono per tutti e dove al privatizzazione sta mostrando tutti i suoi limiti.

Attenzione però a reputarci già fuori dal tunnel: “Diffidate dai numeri positivi“, dice Bellantone mettendoci in guardia, “questo non era un picco, ma un altopiano“.

Prof Bellantone (Dir. Gemelli): “Quest’esperienza un insegnamento a chi ha fatto tagli pericolosi alla sanità”

Il fatto che si riducano i ricoveri e in particolare i ricoveri in terapia intensiva testimonia che la gravità si sta in qualche modo attenuando, per lo meno sui numeri.

Il dramma di questa situazione è che ci troviamo di fronte a qualcosa di cui non abbiamo la benché minima esperienza, quindi dobbiamo interpretare quello che vediamo facendo delle previsioni che non si basano sull’esperienza perché è la prima volta che questo virus si confronta con la razza umana.
E’ indubbio che questi dati sono da attribuirsi al fatto che i pazienti siano seguiti meglio, in maniera più efficace.

Se questo è dovuto al miglioramento dei protocolli, cioè alla scelta di quando assistere il paziente o se sia legato ad un farmaco piuttosto che a un altro è sicuramente prematuro poterlo affermare.
Non ci illudiamo che il picco sia stato un monte, è piuttosto un altopiano speriamo il più corto possibile, ma al momento non è una vetta che abbiamo superato, non siamo ancora nella fase sicura.
Speriamo che l’emergenza sia il più breve possibile, perché adesso iniziamo ad avere problemi con altri pazienti, che magari non erano gravi ma che comunque hanno tumori o altre patologie che devono essere trattate.
Non facciamoci illudere da chi snocciola numeri positivi, i numeri saranno positivi se tutti continuano ad osservare le restrizioni in atto.
Non vorrei che ora che possiamo portare a passeggio i nostri figli qualcuno ne approfitti per farsi del male.

Spero proprio che quest’esperienza ci aiuti a riflettere su quello che abbiamo combinato alla nostra sanità degli anni passati, con tagli indiscriminati e pericolosissimi, oggi ce ne rendiamo conto. Non è il momento di far polemica ma spero che tutti ci ricordiamo di queste cose e non ricadiamo negli errori passati.

Sanità americana? Anche qui non voglio far polemiche ma finalmente ci siamo resi conto che la sanità americana non è quella di “E.R.” e la nostra non è quella sgarrupata.
Con tutti i suoi limiti e quello che le è stato fatto la nostra è ancora una sanità sociale con un’attenzione verso tutti. Ha dei limiti, ma non c’è paragone con la sanità degli Stati Uniti con dei vertici di assoluta eccellenza, ma che lascia per strada tante persone.

Il nostro comportamento? Devo dire che finora noi italiani abbiamo dimostrato una maturità che troppo poco ci riconosciamo.
Non mi piace fare sviolinate ma devo dire che la Regione Lazio è sempre stata avanti rispetto ai contagi che arrivavano, ha risposto molto bene e anche per chi ha organizzato bene il tutto non ha sofferto del dramma di cui hanno sofferto altre regioni
“.


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