Bisogna fermare il coronavirus: sembra quasi ovvio dirlo. Ciò che è meno ovvio dire, secondo Enrica Perucchietti, è che fermarlo non implica necessariamente distruggere tutto il resto. Non soltanto economici sono i danni che le misure per arginare la pandemia possono causare alla popolazione. Ci sono anche quelli psicologici e, meno noti, anche quelli di natura antropologica.

Stare a casa, sì: ma cosa implica nell’essere umano questo auto-isolamento? Rispettare le regole, sì: ma che meccanismi scattano nella mente delle persone in condizioni di paura e di stress?

La giornalista e saggista Enrica Perucchietti lo ha spiegato all’interno del suo libro “Coronavirus. Il nemico invisibile”, scritto insieme all’opinionista e docente di intelligenza artificiale Luca D’Auria. In questa intervista ha condiviso con il pubblico di Radio Radio alcune delle riflessioni contenute all’interno del libro. Ecco cosa ha detto a Francesco Vergovich e Fabio Duranti.

Da cittadini a “psicopoliziotti” orwelliani

“Una cosa a mio dire preoccupante è che stiamo adottando sempre di più quegli atteggiamenti che era lo stesso Orwell a descrivere in ‘1984’: ci stiamo trasformando, tutti noi cittadini, in psicopoliziotti. La caccia all’untore, la caccia al runner, stiamo diventando meschini. Questa trasformazione dei cittadini in delatori secondo me è legata alla cieca obbedienza che in stato di paura si sviluppa. Obbedienza nei confronti dell’autorità. Vorrei ricordare un esperimento di psicologia sociale del 1961 noto come l’Esperimento di Milgram: questo esperimento aveva dimostrato è altamente probabile che le persone comuni dietro gli ordini impartiti da una figura autoritaria arriverebbero a fare del male a un altro essere umano innocente al punto addirittura di ucciderlo perché il senso dell’obbedienza all’autorità è radicato in tutti noi. In questo caso è amplificata e riemerge perché ragioniamo tutti in uno stato di terrore e di shock costante.

Bisogna distinguere tra il rispetto delle regole e la cieca obbedienza che rischia di diventare fanatismo”.

Il nemico invisibile

Secondo me il Covid-19 è un nemico invisibile che viene sfruttato per compattare l’opinione pubblica contro una minaccia estrema e globale.

Stiamo mutando da uomo-animale politico e sociale a un uomo sempre più virtuale, tra l’altro in auto-isolamento nelle nostre bolle domestiche. Rischiamo di essere sempre più isolati, spersonalizzati e anche di sviluppare problemi non soltanto a livello fisico ma anche psichico, perché non uscendo più di casa non vediamo più la luce del sole, non sviluppiamo più la vitamina D, non abbiamo più rapporti sociali, i malati e gli anziani che sono costretti a non avere assistenza, non possono avere né contatto ne calore umano.

Ci sono tutta una serie di conseguenze importantissime che dovrebbero essere approfondite. E poi rischiamo di andare sempre di più verso derive autoritarie e verso un controllo sociale e tecnologico sempre più pervasivo. Quindi io invito a essere più lucidi, a ragionare non di pancia ma di testa e a essere più forti, rispettando sì le regole ma senza eclissare il senso critico, il senso etico e il senso civico. Abbiamo dei diritti e questi diritti devono essere salvaguardati e protetti affinché non ci si risvegli tra pochi mesi in un vero e proprio stato autoritario se non addirittura totalitario e distopico”.


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