Questa mattina si è svolto al Senato il Question Time con il Presidente Conte sull’emergenza coronavirus. Molta la commozione in Aula in ricordo delle numerose vittime che l’epidemia causa da giorni.

Il deputato bergamasco della Lega Daniele Belotti, con le lacrime agli occhi, ha iniziato a leggere l’interrogazione al Premier sul numero dei decessi in Lombardia: “Io e il collega Invernizzi abbiamo lasciato oggi il fronte di Bergamo per venire qui a portare la voce di una terra duramente provata.

Non sappiamo più dove portare i morti e non sappiamo più dove curare i malati. Chiediamo chiarezza per i 1267 morti contati ieri, deceduti dalla fine di febbraio. Settanta-ottanta morti ogni giorno”.

Su queste parole e sull’emergenza coronavirus in Italia abbiamo intervistato l’On. Daniele Belotti. Ecco cosa ha detto a ‘Lavori in Corso’.

“Bergamo è la città simbolo di questa maledetta epidemia… Il dato di fatto è che qui da un mese ci sono dai 90 ai 110 morti. Io mando dai 5 ai 10 messaggi di condoglianze al giorno dopo aver letto i necrologi che ormai occupano 12 pagine.

Cosa non è stato fatto, o è stato fatto in modo sbagliato? Il terzo focolaio era stato Alzano, sicuramente poteva essere chiuso, ma ormai non abbiamo la macchina del tempo.

Il paradosso è che dalla più grande gioia sportiva della storia di Bergamo, ovvero il passaggio ai quarti di Champions, si è passati al dramma più grande mai vissuto dal dopoguerra ad oggi.

Qualcuno è arrivato a dire che quella partita non si doveva giocare… ma il paziente 1 in Italia viene scoperto il 22 febbraio, la partita si è giocata il 19, bisognava avere la sfera di cristallo.

Noi non condividiamo che l’Italia metta in campo 25 miliardi quando gli altri Stati, anche meno sviluppati economicamente, ne mettono almeno 10 volte tanto”.

Governo di Salute Pubblica con vertici diversi, ad esempio con le ricette di Draghi?

“Sì, se le ricette sono di un aiuto alla nostra economia, senza dover dipendere in tutto e per tutto dall’Europa. Draghi potrebbe anche essere una scelta buona. Però quello che vorrei far notare è che ieri Conte ha parlato per 40 minuti, ma non ha sprecato 30 secondi per dire “lavoriamo tutti insieme”, “cerchiamo una collaborazione con chi rappresenta politicamente una buona parte dell’Italia”… Per fare qualcosa tutti insieme, c’è bisogno che chi ha in mano le redini sia disponibile ad accettare i consigli di chi sta dall’altra parte”.


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