Tutte le fake news sulle elezioni regionali in Emilia Romagna:

Fake news numero 1: Salvini perde consensi.

Quasi il 44% dei voti presi dalla Lega in una regione storicamente del PD, dove la sinistra ha sempre vinto per KO tecnico e dove è radicata in maniera tentacolare, non può essere considerata una battuta d’arresto di Salvini, almeno non da chi è in buona fede e vuole fare un’analisi oggettiva e che non sia faziosa.

Fake news numero 2: il M5S è sparito e quindi irrilevante.

I numeri dicono questo, è vero. Ma al calo dei grillini non è corrisposto un calo nell’affluenza alle urne. Questo vuol dire che il M5S ha solo cambiato maschera indossando quella del Partito Democratico così come il sistema aveva previsto fin dall’inizio. La Lega è stata battuta dall’unione di PD, 5 Stelle e Sardine. Fratelli d’Italia continua a crescere anche in quella regione e questo è il dato che conferma che non vi è alcuna inversione di tendenza ai danni dei principali partiti del centrodestra.

Fake news numero 3: gli effetti delle regionali sul governo.

Per mesi ci hanno detto che l’ipotetica vittoria della Lega non avrebbe scalfito il Governo perché il voto regionale non può essere considerato un referendum sull’esecutivo. Da oggi in poi, invece, sentiremo affermare esattamente il contrario e cioè che la vittoria in Emilia Romagna è la dimostrazione che il Governo sia forte e legittimato.

Altre considerazioni: le Sardine sono state utili alla causa pro sistema del PD, ma non quanto quei gruppi e partitini che si definiscono “antisistema” facendo appello all’elettorato sovranista. Il PD ringrazia. Mattia Santori anche.

L’irrilevanza del partito di Marco Rizzo, nonostante il suo programma includa tutte le soluzioni radicali per salvare il paese – fuori dall’euro, fuori dalla UE, fuori dalla Nato – dimostrano ancora una volta che queste battaglie sacrosante, se presentate agli elettori in questo modo, possono avere effetto solo sui social, ma mai nelle urne. Bisogna portare questi temi a livello locale, coinvolgendo le diverse categorie di lavoratori su specifici punti che riguardano le direttive imposte dalla UE e dai vincoli della moneta unica e che sono per loro vessatorie.

Torna il bipolarismo. Tutto il resto non è né destra né sinistra.
E nella nuova era del bipolarismo qualsiasi partitino incapace di pensare strategicamente ad un “contratto di scopo” con una delle due coalizioni in campo si condanna all’irrilevanza.


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