Natale non rappresenta soltanto una delle migliori occasioni per riunirsi e gustare cibi tradizionali di ciascuna cultura e paese, ma è anche un ottimo momento per sorseggiare in compagnia bevande che affondano le loro radici nella storia di ciascun luogo. Uno sguardo su ciò che accade in tanti Paesi farà certamente bene alla nostra biblioteca mentale e, nel medesimo tempo, ci farà comprendere e apprezzare l’importanza delle singole tradizioni natalizie, comprese quelle italiche.

Si potrebbe partire inquadrando su un mappamondo immaginario la lontana Corea, dove per la fine dell’anno si consuma il tipico sujeonggwa, bevanda a base di cachi, zenzero e cannella, che viene di solito servita fredda alla fine del pasto, sia nelle cene in famiglia che per celebrare il nuovo anno, ma anche durante i matrimoni.

Rappresenta non solo una squisitezza da bere, ma anche un prezioso tocca sana per curare tosse e raffreddore, grazie alla presenza dello zenzero. 

A simboleggiare le tradizioni musulmane, potremmo puntare il cannocchiale sulla Turchia, dove si consuma una bevanda detta salep: un liquido cremoso e denso che viene arricchito con una spolverata di cannella. Tradizionalmente consiste in una miscela di farina di Salep (ricavata dai tuberi di alcune orchidacee selvatiche delle montagne anatoliche), latte, acqua e zucchero, e a volte  viene rifinito con un po’ di estratto di vaniglia, fiori d’arancio o acqua di rose. 

Gli abitanti del luogo raccontano che abbia un effetto immediato, nutriente e caldo. Il salep nella tradizione ottomana sarebbe in grado di favorire la capacità procreativa dell’uomo: la parola infatti indicherebbe in arabo i testicoli di volpe (ma sono solo fantasie!).

Spostandosi oltre l’oceano Atlantico, in tempo di Natale in Giamaica si consuma il sorrel wine, bevanda ottenuta dalle bacche di sorrel, pianta dell’isola (esattamente si tratta della Rumex acetosa) a cui si aggiungono spezie, come chiodi di garofano e zenzero, insieme al rum bianco. Più variegato è lo scenario bevande natalizie del Messico e del confinante Texas: qui infatti si bevono atole, champurrado e poncha navideño.

L’atole è un preparato analcolico a base di farina e amido di mais, che si serve caldo (viene anche usato in cucina per le tortillas), con zucchero di canna, latte, cannella e vaniglia. Quando vi si aggiunge cioccolato, si chiama champurrad. Con il nome di poncha si indica invece una bevanda sia analcolica che alcolica (se si aggiunge rhum o tequila), simile al punch anglosassone, preparata con frutta mista, guava, cannella, bucce di tamarindo e biancospino, che viene servita ai commensali durante la cena di Natale come buon augurio.

Restando sempre nel continente americano e volgendo uno sguardo verso Stati Uniti e Canada, la bevanda natalizia per eccellenza è l’eggnog(da servire in coppetta da cocktail o flute): in particolare si tratta di brandy eggnog, drink eccellente ma piuttosto calorico, dal sapore decisamente morbido e dolce. Molto apprezzato anche in altre parti del mondo, come Australia e Nuova Zelanda, può essere bevuto sia caldo che freddo, e nella sua composizione rientrano latte, zucchero, tuorlo d’uovo e distillati.

Di eggnog esistono molte varianti che prevedono l’uso di diverse basi alcoliche(oltre al brandy molto diffusi sono il whisky e il rum) e l’aromatizzazione con spezie (la più tipica è la noce moscata). Il nome sembra derivi da jogging, piccola tazza di legno usata nelle taverne inglesi per servire bevande calde.

Dopo questo breve sguardo volto al mondo intero, torniamo alla nostra Europa, in quanto il “Vecchio Continente” (come racconta il suo stesso nome) è tra i più ricchi del pianeta in fatto ditradizioni, tanto da essere stato fautore della loro esportazione all’estero dai tempi delle conquiste e delle colonizzazioni. 

Per Natale allora parliamo di Paesi scandinavi e di glogg, un nome che cambia in modo appena percettibile a seconda del Paese in  cui ci troviamo: Glögi in Finlandia, Glögg in Svezia e Gløgg in Norvegia.

Questa è una bevanda fatta per scaldare il corpo e il cuore nel periodo di Natale, quando il clima di questi Paesi splendidi si fa particolarmente rigido. Il glogg è sempre presente in tutte le case durante le feste natalizie, ma si trova anche nei supermercati in bottiglie già confezionate. La ricetta per prepararlo è semplice e alla portata di tutti: basta mettere insieme un vino rosso corposo e alcolico, cannella, zenzero fresco, chiodi di garofano, una piccola scorza di limone e una piccola dose di grappa di buona qualità. 

Il glogg rappresenta dunque una delle tante varianti della famiglia dei vin brulé, tipico di tutto l’arco alpino italiano e delle aree austriache, tedesche, croate, e della mitteleuropa in genere. Ricordiamo allora il Glühwein in Germania, il vin chaud de Noel in Francia, il mulled wine in Gran Bretagna, il vin brulé delle nostre regioni settentrionali alpine. 

La ricetta di questa calda prelibatezza è semplice come quella del glogg: alla base c’è sempre un buon vino rosso a cui si vanno ad aggiungere spezie (soprattutto cannella e chiodi di garofano) e agrumi, scaldando il tutto per sentire tutto il calore della bevanda ed inebriarci dei suoi profumi avvicinandolo al naso.

La tradizione del Trentino Alto Adige vuole che si beva prima del ritorno a casa nella notte di Natale, oltre che alla fine delle discese notturne sulle piste innevate della fiaccolata di fine anno o della vigilia di Natale, e mentre si visitano i tradizionali ed insuperabili mercatini natalizi ed i presepi.

Concludiamo bevendo il Mulled cidero wassail, bevanda calda a base di sidro di mele. Il sidro è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione alcolica dei frutti delle mele (e talvolta anche delle pere). E’ bevanda tipica della Francia, ma molto usata anche in Inghilterra, Irlanda, Svizzera e Spagna. La sua origine è medievale, ma la sua invenzione si ritiene anche antecedente a tale periodo, grazie all’attività dei monasteri. 

La parola “sidro” per indicare il succo di mele fermentato nasce nella lingua d’oïl attorno al 1130-1140 d.C., ma precedentemente veniva chiamato auppegard, épégard, yébleron, sistr oppure sagarnoa o sagardoa per i marinai dei paesi baschi (in basco, letteralmente “vino di mela”). Ma tornando al nostro mulled cider, a Natale è d’obbligo berlo caldoe arricchito con spezie.

Talvolta viene aggiunto (alla stregua degli agrumi nel vin brulè) succo di arancia, ma a dire il vero le varianti sono moltissime di paese in paese.

La tradizione vuole che durante la bevuta si svolga una cerimonia detta Wassailing, intonando canti natalizi di casa in casa, ma anche mentre si benedice il frutteto augurandogli una buona resa per l’anno a venire.  

Fonte: Prodigus.it