“Posso berlo, tanto è senza zucchero!” Chissà quante volte ci capita di avere questo pensiero, quando sempre più spesso ci ritroviamo fra le mani prodotti alimentari e bevande pubblicizzate come “senza zucchero”. Avremo tutti al tempo stesso notato, però, che in realtà questi cibi un sapore dolce ce l’hanno. Com’è possibile tutto ciò?

Le sostanze dolcificanti utilizzate in modo sempre più ampiamente dall’industria alimentare sono dette edulcoranti, e ben sostituiscono le varianti naturali come, primo fra tutti, il saccarosio. Gli edulcoranti rientrano, come gli antiossidanti e gli esaltatori di sapidità, nella grande categoria degli additivi alimentari. Il vantaggio di queste sostanze è quello di apportare pochissime o zero calorie, pur garantendo la percezione del sapore dolce, pertanto aiutano a mantenere il peso forma o sono considerati come coadiuvanti nelle diete dimagranti. Vengono spesso preferiti agli zuccheri in quanto nella maggior parte dei casi hanno un potere dolcificante da 30 a 500 volte (circa) maggiore del classico zucchero, permettendo così di usarne una quantità sensibilmente minore.

I dolcificanti sono divisi di due grandi categorie, ovvero edulcoranti naturali ed artificiali.  I dolcificanti naturali, come suggerisce il nome si trovano comunemente in natura e rappresentano una valida alternativa per i diabetici e le persone che desiderano limitare o talvolta eliminare il consumo di zucchero bianco nella propria dieta. Per esempio a questa categoria appartengono il fruttosio, lo sciroppo d’acero, lo sciroppo d’agave, il miele, lo xilitolo (E967), il mannitolo (E421), sorbitolo (E420), isomalto (E953) e maltitolo (E965) e tanti altri ancora.

Spesso si nomina erroneamente la stevia come dolcificante naturale; essa è consigliabile nel momento in cui si utilizzino le vere foglie della stevia, pianta originaria del Sud America (che troviamo oggi in commercio anche nei nostri migliori vivai), ma ciò che normalmente viene venduto ai consumatori è un estratto di sintesi di glicosidi steviolici arricchito con additivi come biossido di silicio, atritolo, eritrolo, bicarbonato di sodio, magnesio stearato e aromi “naturali”.  In generale, comunque, gli edulcoranti naturali sono sostanze con discreti profili nutrizionali; alcuni di essi presentano anche micronutrienti, al contrario dello zucchero bianco e dei dolcificanti artificiali che hanno solamente proprietà nocive per il nostro organismo.

Ma ora soffermiamoci con più attenzione sui dolcificanti artificiali, di maggior rilevanza poiché molto diffusi in commercio ma allo stesso tempo potenzialmente più dannosi per l’uomo. I dolcificanti artificiali o di sintesi, come racconta il loro stesso nome, non si trovano in natura, ma sono realizzati in laboratorio. Sono edulcoranti nati inizialmente come prodotti per diabetici e grazie al loro irrisorio contenuto calorico, si sono poi diffusi nei prodotti “light”; infatti anch’essi hanno un potere dolcificante enormemente superiore a quello dello zucchero, addirittura fino ad 800 volte, pertanto sono sufficienti piccolissime dosi per conferire il sapore dolce ad un prodotto.

Inoltre, non tutti sanno che è stata stabilita una dose giornaliera massima per l’assunzione di edulcoranti artificiali, che si calcola in base al proprio peso corporeo e che è fortemente consigliato non superare, e varia a seconda del tipo di dolcificante. Anche se in Europa l’uso di questi additivi è autorizzato, le dosi massime consentite sono state riviste. Gli edulcoranti di sintesi più diffusi e studiati sono saccarina (E954), aspartame (E951), acesulfame k (E950), ciclamato (E952), i polioli, il più recente sucralosio (E955) e il neotamo (E961).

Ma qual è la verità sugli effetti sulla salute di questi edulcoranti artificiali? Cerchiamo di fare un po’ d’ordine analizzando meglio la situazione.

Ad oggi, in realtà, non sono stati ancora condotti studi efficaci e a lungo termine sulle proprietà dei dolcificanti artificiali, per questo non si conoscono a fondo gli effetti collaterali di questi prodotti sul corpo umano e c’è una certa incertezza nel loro impiego. Tra i principali obiettivi degli studi portati avanti sin ora, ad ogni modo, c’è innanzitutto il possibile collegamento tra dolcificanti artificiali e sviluppo di tumori (ovviamente tutto va circoscritto alla tipologia di edulcorante e a dosi e tempi di assunzione); a tal proposito, test eseguiti su cavie di laboratorio hanno dimostrato come la combinazione di saccarina e ciclamato sia in grado di aumentare il rischio di contrarre alcune tipologie di tumori (come quello alla vescica), ma tale associazione non è stata in alcun modo riscontrata nell’uomo.

Per concludere, nel caso di un utilizzo occasionale dei dolcificanti il rischio è molto contenuto, rientrando fra i tanti della vita contemporanea, quindi non preoccupatevi di aggiungere un dolcificante al caffè dopo il pasto! D’altra parte, però, non è consigliabile fare uso abituale di prodotti light che contengono edulcoranti artificiali, poiché nonostante le dosi consentite dalla legge sembrino non nuocere alla nostra salute, non sono ancora stati ufficialmente documentati i loro effetti sulla salute in seguito ad un uso abbondante e prolungato nel tempo.

Un consumo eccessivo di dolcificanti artificiali aumenta inoltre il rischio di incorrere nell’obesità – portando con sé conseguenze negative come malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio – perché non dobbiamo mai dimenticare l’effetto collaterale del sapore dolce di “causare dipendenza”, dunque di portarci a desiderare più di frequente l’assunzione di cibi dolci, ipo o ipercalorici che siano. In secondo luogo, test condotti su cavie da laboratorio sull’assunzione di tali prodotti hanno confermato un aumento di peso e la variazioni della loro composizione corporea. Questi composti agiscono in tale senso sull’omeostasi glicemica, aumentano il livello di zuccheri nel sangue e di conseguenza il rilascio di insulina, un ormone che permette agli zuccheri contenuti del sangue di raggiungere le cellule dove può essere utilizzato per produrre energia o accumulato come grasso; se poi i livelli di zuccheri si abbassano notevolmente, il fegato provvede a compensare tale mancanza.

Alcune ricerche hanno dimostrato come proprio l’assunzione di dolcificanti sia in grado di interferire con tale processo. Dunque, assumendo dolcificanti artificiali il nostro cervello riconosce queste sostanze come zuccheri, stimolando l’innalzamento del valore di insulina nel sangue, arrivando ad un picco insulinico durante il quale il desiderio di zuccheri cresce. Queste molecole di sintesi, essendo chimiche, non vengono scisse dal nostro corpo e si depositano nella parte bassa dell’addome sotto forma di grasso.

L’uso regolare di dolcificanti artificiali, inoltre, cambia l’equilibrio dei nostri batteri intestinali; ciò potrebbe rendere le nostre cellule resistenti all’insulina che produciamo, la quale conduce ad un aumento dei livelli di zucchero nel sangue e conseguentemente di insulina: e ricordiamo che l’insulino-resistenza è l’anticamera del diabete. Infine, gli edulcoranti artificiali provocano alterazioni metaboliche, come quella lipidica: in poche parole, gli edulcoranti artificiali cambiano il modo in cui il corpo elabora il grasso e ricava da esso energia. 

Al di là dei dubbi e incertezze sui possibili effetti collaterali di questi prodotti, certo è che i dolcificanti artificiali non dovrebbero essere assunti da bambini sotto i tre anni di età e da donne in gravidanza, poiché il rischio a cui essi sono esposti potrebbe essere nettamente superiore agli altri. Inoltre, in particolare l’aspartame – essendo fonte di fenilalanina – non deve essere consumato da persone affette da fenilchetonuria, malattia congenita dovuta alla carenza dell’enzima addetto ad assimilare la fenilalanina. 

Fonte: Prodigus.it