Con un duro comunicato di Carlo Ancelotti e un tweet del profilo ufficiale della SSC Napoli si è aperta una forte polemica sullo stato degli spogliatoi dello stadio San Paolo. Il debutto in casa degli azzurri di questo sabato è ora al centro dello scontro tra il club e il Comune di Napoli.

Per saperne di più riguardo lo stadio e i rapporti con la SSC Napoli abbiamo intervistato l’assessore allo Sport del Comune di Napoli Ciro Borriello.

Dopo i nuovi tweet del Napoli, qual è la posizione del Comune su quello che sta succedendo al San Paolo?

“Noi al Comune di Napoli non leggiamo i tweet del Napoli, quindi non so neanche di che cosa stiamo parlando. Però posso dire che quel comunicato che è stato fatto ieri sera ci ha trovato fortemente sorpresi e basiti anche per il linguaggio utilizzato dall’allenatore del Napoli. Il dato è che gli spogliatoi domani mattina saranno pronti. C’era qualcuno che evidentemente voleva creare qualche momento di disordine prima della firma della convenzione che dovrebbe avvenire la settimana prossima. Perché dopo anni in cui non si è avuto un rapporto formale tra il Calcio Napoli e il Comune di Napoli, finalmente siamo riusciti ad approvare una convenzione che dovrebbe essere firmata la settimana prossima. Fra l’altro questa convenzione risolve anche una serie di partite economiche col Calcio Napoli, di anticipi che ha fatto la società sportiva per alcuni lavori fatti negli anni passati, ma anche i fitti che non sono stati corrisposti al comune di Napoli. Quindi, questa polemica avviene un un momento anche abbastanza delicato”.

Universiadi: che cos’è successo? Hanno fatto il lifting dello stadio dimenticando gli spogliatoi?

“No, no, assolutamente no. Era uno dei lavori che facevano parte delle Universiadi, non era strettamente connesso quello degli spogliatoi di calcio alle attività di atletica leggera che venivano svolte all’interno del San Paolo, per cui si era ritenuto di iniziare all’indomani delle ultime gare e della cerimonia di chiusura avvenuta più o meno a metà luglio, il 14 luglio. Ci sono stati anche dei ritardi perché il Calcio Napoli aveva qualche dubbio sulle vasche, che tra l’altro sono state seguite da loro e sono le uniche opere non complete all’interno degli spogliatoi. Per cui secondo me si è creato veramente un polverone esagerato attorno a un problema che non c’è perché domani mattina alle 10 gli spogliatoi del Calcio Napoli e gli spogliatoi della squadra avversaria sono disponibili per chi deve usufruirne”.

E dunque queste immagini?

“Sono immagini vecchie. Hanno diffuso immagini di qualche giorno fa, tra l’altro i lavori tecnici, quelli edili, sono tutti quanti già completi. E’ chiaro che se noi troviamo il cartonato a terra sembra che sia un cantiere… Abbiamo cercato di diffondere anche altre immagini dove ci sono addirittura le rubinetterie montate e i servizi igienici montati. Il paradosso è che l’unica parte non completa, ossia quella delle vasche, era quella che competeva al Calcio Napoli”.

Nel momento in cui si firma la convenzione vuol dire che c’è un’intesa, come è possibile che i rapporti siano di questo tipo? Perché un dirigente del Napoli non chiama il Comune invece di fare un tweet?

“Con il Napoli abbiamo un rapporto parabolico, con momenti di tranquillità e calma e momenti in cui non si riesce ad avere alcuna forma di dialogo. Noi siamo un ente pubblico e dobbiamo obbligatoriamente osservare delle norme, la società Napoli è un privato che fa anche utili molto importanti, a riusciamo a dialogare e altre no. Come ad esempio con la polemica delle sedioline, c’era una parte della società Napoli che voleva le sedute colorate e noi Comune, proprietari dello stadio, ci siamo opposti fermamente e oggi abbiamo sedute con i colori di Napoli.
Abbiamo rapporti sempre molto complessi, con mesi di un duro lavoro di avvocati e dirigenti siamo riusciti a redarre una convenzione che regola il rapporto – che è stata approvata con non poche difficoltà anche dal Consiglio Comunale – e a ridosso dalla firma arriva questo tweet… siamo di fronte ad un punto in cui la fase parabolica del rapporto è una fase molto bassa”.

Perché c’è questa difficoltà a convincere i napoletani a fare l’abbonamento?

“E’ un tema sensibile. Sto cercando di capire anche io perché in una fase in cui la squadra è forte e competitiva in Italia e in Europa – e c’è lo stadio nuovo – non c’è quel boom di abbonamenti che ci si aspetterebbe… La mia idea è la mancanza di collegamento della squadra con la città, la SSC Napoli non fa investimenti sulla città. Parlo di serate di beneficenza, borse di studio universitarie, lo stare tra la gente. Non c’è una relazione forte, una connessione. Purtroppo la squadra vive in maniera distante una città che è così passionale. Da un lato si fa anche bene perché ci sono anche situazioni complicate, però una connessione maggiore bisogna averla sennò lo si paga in termini di abbonamenti.

Abbiamo una squadra più forte delle milanesi ma non abbiamo la stessa ricaduta in termini di tifosi. Io so che a Milano organizzano tante cose, anche noi Comune di Napoli facciamo diverse iniziative con Fondazione Milan di carattere sociale. Cosa ci vuole a fidelizzare una scuola? Ad andare ad una scuola dei quartieri spagnoli e regalare la maglietta di Insigne o Mertens? Questo significa portare la gente allo stadio e fare accarezzare i propri idoli…”


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