Ovviamente non conosciamo la formazione della Roma che scenderà in campo per la prima di campionato contro il Genoa; non la conosce, nella sua interezza, nemmeno Paulo Fonseca. Però tutto lascia presumere, in questi giorni, che a debuttare potrebbe essere, portiere a parte, una formazione composta da giocatori che erano già in rosa nella scorsa stagione. 

Secondo una corrente di pensiero questo evidenzierebbe una mancanza di fiducia, pronti – via, nei confronti dei nuovi arrivati a Trigoria e di conseguenza si tradurrebbe in una serie di perplessità nei confronti dell’operato di Gianluca Petrachi.

In realtà, se dovessimo vedere una Roma non inedita, da Florenzi a Dzeko, penseremmo a una certa saggezza gestionale, per così dire, considerando anche il fattore dell’esordio casalingo e il momento da “work in progress” che alla fine di agosto vive una fase nevralgica, tanto più se si ha a che fare con un modulo bello, dispendioso e sofisticato come quello del tecnico portoghese. 

Saggezza non vuol dire per forza cautela, meno che mai dubbio circa l’utilizzo dei nuovi; in questo caso considerando che Zappacosta deve ancora presentarsi, che Veretout non si è praticamente mai visto, che Cristante e Pellegrini sono stati tra i più continui del precampionato, che Kolarov sembra aver accentuato la sua affidabilità da leader e via dicendo, vedere una Roma già vista, eccettuato Pau Lopez, ci farebbe pensare a una mossa saggia, avveduta, persino un po’ “paracula”, se ci passate il termine vernacolare. 

Paolo Marcacci


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