Continua a tenere banco, in queste ore, lo scandalo legato al Csm. E’ intervenuto oggi con una memoria difensiva, nel corso dell’udienza al Consiglio Superiore della Magistratura, Luca Palamara, ex membro del Csm accusato di corruzione per aver pilotato nomine ai vertici di diverse Procure italiane. Ad affrontare la questione a “Lavori in corso” è stato il suo avvocato, Mariano Buratti.

Scandalo nomine Csm: l’intervista all’avvocato di Palamara, Mariano Buratti

Noi stiamo parlando della questione disciplinare del consiglio del Csm, ma c’è anche un processo penale che è pendente a Perugia” ha spiegato l’avvocato di Palamara, specificando che “la situazione disciplinare è stata rinviata al 9, quindi non ci saranno altri comunicati da parte del Csm“. La difesa si focalizzerà anche sul “processo di Perugia perché abbiamo tutte le intenzioni di fare in modo che venga tolta l’accusa di corruzione a Palamara. Credetemi, non c’è assolutamente niente“.

Entrando nel merito di un estratto della memoria difensiva di Palamara, in cui si fa riferimento agli incontri con il Procuratore di Roma, l’avvocato ha ricordato che è una cosa che “non si può mettere in discussione, perché non può decidere il pm X o Y a cena con il politico Y o Z. E’ questo il punto, e la difesa si basa su questo. C’è un’impossibilità sostanziale di fare in modo d’influire su una nomina“.

Parlando poi di Palamara, Buratti ha sottolineato che “non è il brutto e cattivo che ha fatto solo casini. Questo è un magistrato estremamente preparato, bravo. Noi lo conosciamo da una vita. Questa cosa però è cominciata male: hanno fatto una perquisizione al Dottor Palamara in Procura con le porte aperte. Lui ha un ufficio in cui passano le persone che vanno poi dagli altri magistrati, e questa è una cosa che non va bene. Lo dico da avvocato e da uomo. La garanzia rispetto alla persona deve essere assolutamente superiore a tutto”.

Emiliano Fittipaldi: “La classe dirigente della giustizia italiana è malandata”

Dopo Mariano Buratti, è intervenuto sull’intrinseco scandalo giudiziario che ha investito la magistratura Emiliano Fittipaldi, giornalista de “L’Espresso”.

Questo scandalo ha dimostrato, attraverso una fotografia d’intercettazioni crude e molto dure, che anche la classe dirigente italiana che lavora nella giustizia è altrettanto, ahimé, malandata” ha affermato Fittipaldi, ricordando che “anche questo potere giudiziario, come a volte accade per il potere politico, dalle intercettazioni, dalla procura di Perugia sembra che, a volte, si venda per un piatto di lenticchie. Un potere giudiziario sano è fondamentale per una democrazia liberale“.

Riguardo allo stretto rapporto tra politica e magistratura, il giornalista ha sottolineato che, per venirne a capo, “forse bisognerebbe fare una riforma che impedisca, almeno alla vicepresidenza, di essere un politico che è appena uscito dalla magistratura, come è stato Ermini, perché poi la commissione rischia di essere molto stretta. Lo stesso Mattarella ha parlato di una riforma necessaria della giustizia. Io non credo francamente che questo Governo sia in grado, in Parlamento, di effettuare una riforma della giustizia strutturale. Un potere giudiziario debole indebolisce anche gli altri poteri“.

Già sappiamo che la giustizia è stata criticata da pezzi della politica, quando si muoveva per fermare la corruzione dilagante nei nostri partiti” ha osservato il giornalista, aggiungendo in chiusura che “in futuro mi aspetto che la magistratura avrà ancora più difficoltà a fare le inchieste di cui c’è, invece, enorme bisogno“.