Finiti i giochi del Pallone, si va in vacanza ma Cristiano Ronaldo e la sua ditta non si fermano un nano secondo. 

Ultima partita, ultima vittoria, senza il suo gol ma l’impresa e il gioco valgono la candela, che nel caso significa la Nations League, trofeo successivo al titolo di Campioni d’Europa.

I portoghesi non pagano il biglietto, si usa dire così per favola antica, ma nel football sono loro i protagonisti, in campo e in panchina, docenti e studenti, allenatori e calciatori in ogni dove. Cristiano Ronaldo è il simbolo, come lo fu Sua Maestà Eusebio.

E’ campione puro, fili di seta e fasce di muscoli ne disegnano l’identikit, è un professionista di anni trentaquattro all’anagrafe ma con la trasparenza atletica di un venticinquenne. Vince di bellezza e di potenza, è capace di giocate mirabili così come di impreviste gaffe, è uomo squadra e, al tempo stesso, fuoriclasse solitario e solista, è capace di stupire quando ormai la partita sembra ammosciarsi, il suo fado, il suo destino, è quello di lasciare traccia per i gesti tecnici che qualunque ami il gioco del football sogna di effettuare, la rovesciata “en bicicleta”, il doppio passo alla Biavati, il tiro potente e prepotente, il tunnel a deridere l’avversario che gli si opponga di fronte. 

Probabilmente il nome Ronaldo è roba dovuta dal Signore al calcio, Ronaldo il brasiliano fenomeno totale, Ronaldinho perchè inferiore di censo ma non di classe e ancora più funambolo e lunaparkesco, Ronaldo Cristiano, dunque per proseguire la leggenda. Qualcuno si opporrà con Ronald Trump, ma questo è un altro discorso che nulla ha a che fare on il nostro. 

Dunque maledette vacanze, ora chissà fino a quando dovremo aspettare per rivedere CR7 in azione. Fate presto, per favore. Obrigado.

Tony Damascelli