Il Liverpool ha meritatamente vinto la meno inglese delle finali possibile, costruendo il suo successo sul rigore di Salah dopo nemmeno un minuto di gioco. Francamente è apparso piuttosto evidente il divario rispetto al Tottenham, che ha provato a infastidire i rivali solo nel quarto d’ora finale, con Alisson che a quel punto ha detto ripetutamente no. Se l’è giocata meglio Klopp, che ha tenuto in mano la partita e si è tolto una grande soddisfazione, cancellando la sconfitta nella finale dello scorso anno.

Al di là di tutti i commenti possibili, sul valore di un allenatore straordinario e di una squadra di altissimo livello, va detto che il Liverpool – a differenza di tutti quelli che abusano della parola – ha veramente costruito con un <progetto> il suo trionfo. Già, il progetto. Tante volte ne sentiamo parlare, con un abuso del suo significato, che spesso non è riempito dai concetti giusti. Il Liverpool no. Il Liverpool è un progetto vero, con un allenatore che può continuare nel tempo a insegnare il suo calcio, con una squadra che anno dopo anno è stata rinforzata nei punti giusti. Dall’attacco alla difesa, per finire all’ingaggio di quello che è stato definito il portiere più forte del mondo.

Ecco, il Liverpool sapeva dove doveva intervenire e lo ha fatto senza tentennamenti, senza indugi, arrivando così a mettere in fila tutte le rivali. Ribaltando un 3-0 subìto in casa del Barcellona e poi dando nettamente la sensazione di essere la più forte nel confronto finale. E’ così – con i soldi, certo – ma anche con le idee chiare che si costruiscono le squadre vincenti. Che possono perdere anche una finale, ma l’anno dopo sono lì a riprovarci. Stavolta con l’esito che volevano.

Alessandro Vocalelli