Walter Veltroni è intervenuto ai microfoni di Radio Radio a margine della cerimonia di consegna dei premi CONI-USSI, tra i più autorevoli riconoscimenti nel settore del giornalismo sportivo. L’ex segretario dei DS e del Partito Democratico ha ricevuto il prestigiosissimo premio Tosatti ed ha rilasciato dichiarazioni su temi calcistici caldissimi in questi giorni, dall’addio di Daniele De Rossi, al prossimo allenatore della Juve, alla scelta di Conte di allenare l’Inter. Ecco le sue parole.

Su Conte…

Nell’intervista che abbiamo fatto per la Gazzetta dello Sport Antonio Conte mi ha detto quale sarebbe stato il suo destino. Da quello che ho capito lui sarebbe venuto volentieri ad allenare la Roma, ma davvero volentieri, siamo amici e non mi avrebbe detto una cosa per un’altra. Però poi ha fatto una verifica delle condizioni, non delle condizioni societarie, lui ha un buon rapporto con le persone che dirigono la società, credo altre condizioni di carattere tecnico e il suo orientamento è stato per l’Inter.

Chi sarà il prossimo allenatore della Juve?

Se hanno deciso di mandar via Allegri, che è stato un grandissimo allenatore, è perché hanno già una soluzione in tasca. Non so chi ma immagino sia uno dei top del mondo.

All’addio di Daniele De Rossi non c’era nessuno della società…

Diciamo che c’era Francesco Totti e chiudiamo la qui. Io l’ho scritto, la cosa non è stata gestiva come doveva essere gestita per una persona come Daniele che come Francesco hanno dato tutto quello che potevano a questa squadra a questa società e a questa città. Era giusto sia in un caso che nell’altro trattarli nel momento dell’uscita in un altro modo. Ieri è stata una grande festa, sobria, commovente, nello stile di Daniele così come era stato squassante il saluto a Francesco. Sono due pezzi dell’identità della Roma che si interrompono, e ieri se n’è aggiunto un altro, l’atto d’amore dello stadio nei confronti di Ranieri è stato molto importante. Una squadra non è solo un’azienda una squadra è un sentimento e su questo sentimento bisogna lavorarci.

Un pensiero sul calcio romano che con l’arrivo di Atalanta e Torino potrebbe essere ancora più lontano dal vertice

In questi anni c’è stata una involuzione sicuramente. La Lazio non tanto perché ha portato a casa alcuni trofei importanti. La Roma sta vivendo una fase di confusione e di perdita di alcuni riferimenti sentimentali importanti, Totti e De Rossi da ultimo, e soprattutto un po’ di strappo nei confronti del suo tifo. In questi casi bisogna darsi un progetto, prendere un allenatore con cui fare 3 anni di strada, investire su talenti giovani, dove la Roma peraltro ha fatto bene, e ripartire. Però ripartire ricucendo il rapporto con i tifosi.

Lotito ha criticato i presidenti che non gestiscono direttamente le squadre, sembra un passaggio riferito a Pallotta

Almeno in Italia: squadra che vince lo Scudetto Presidente Andrea Angelli; squadra seconda in Campionato De Laurentiis; squadra che vince la Coppa Italia presidente Lotito; squadra terza classificata in campionato, presidente Percassi. Non so negli altri paesi esteri, dove in genere le proprietà sono molto lontane e quindi i manager hanno ruoli molto importanti. In Italia e quindi nel calcio italiano la vicinanza tra proprietà e società a me sembra determinante.