Più che uno scontro, si parla quasi di una battaglia navale tra le due metà del cielo gialloverde, divise da settimane sulla sorte di Armando Siri, indagato per corruzione. E mentre Di Maio, alla vigilia del Cdm di domani incentrato sul caso del sottosegretario leghista, ha invitato Salvini a comprendere “l’importanza di questa vicenda. Mi auguro faccia la cosa giusta“, Siri ha fatto sapere dalla procura di Roma che non risponderà alle domande dei pubblici ministeri, qualora venisse convocato per un’interrogatorio formale.

L’intenzione del politico della Lega è quella di presentarsi per rendere dichiarazioni spontanee e depositare una memoria. Il motivo? Provare a prendere le distanze dall’altro protagonista di questa vicenda, Paolo Arata, l’imprenditore accusato di avergli messo a disposizione denaro in cambio di interventi legislativi sul mini-eolico.

Arata sarà interrogato in Procura oggi pomeriggio dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. Oltre alle domande sull’intercettazione del 28 settembre scorso, nella quale Arata parlava di una mazzetta da 30 mila euro per Siri, è probabile che l’uomo dovrà chiarire la propria posizione in merito ad altre pressioni emerse da alcune intercettazioni per far entrare il sottosegretario leghista nel governo.

Ma chi è Paolo Arata? E cosa l’ha portato ad intrecciare il proprio cammino con quello della Lega e dei suoi esponenti?

Un passato di breve militanza tra le file di Forza Italia (ha fatto parte del partito di centrodestra in qualità di parlamentare dal 1994 al 1996) e una laurea in biologia che l’ha portato a diventare docente universitario, l’esperto di energie rinnovabili frequenta i palazzi dagli anni Ottanta. A causa delle mucillagini che riempirono il mare Adriatico, l’allora ministro dell’Ambiente Giorgio Ruffolo lo nominò commissario straordinario per l’emergenza, complice la dirigenza di Arata dell’Icram, l’Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare.

Successivamente, Arata diventa vicepresidente del Forum Energia e società, assumendo anche cariche in diverse aziende del settore eolico, del fotovoltaico e del biometano.

Nessun’altro incarico politico per il professore, fino al convegno del Carroccio a Piacenza nel 2017. Il suo nome figurò, insieme a quello di Siri che, pur non essendo laureato, ne faceva parte, tra quelli dei docenti a cui la Lega affida il suo programma.
La conoscenza con Siri portò il sottosegretario a proporre Paolo Arata, pochi mesi dopo, come commissario per la legge Sblocca-Cantieri del governo.

Tornando al convegno, la linea adottata dal docente sul porre l’accento nuovamente sulla “questione energetica” diventò uno dei motivi che spinse Salvini ad accreditarlo alla presidenza dell’ “Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente“. La nomina ebbe vita breve perché venne stoppata agli albori da Di Maio.

Vicino alla Lega anche il figlio di Arata, Federico, che nel dicembre 2017 aveva organizzato il viaggio di Salvini negli Stati Uniti, facendo da tramite tra lui, Steve Bannon e Donald Trump. Il giovane era poi stato assunto a Palazzo Chigi da Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini.

In questo quadro su Paolo Arata, non si può non porre l’accento sul legame con Vito Nicastri, l’imprenditore definito il ‘re’ dell’eolico siciliano, finito agli arresti domiciliari a causa della sua vicinanza al mafioso Matteo Messina Denaro. Il rapporto tra Arata e Nicastri, sottoposto al vaglio degli inquirenti, è alla base del caso Siri.

Stando alla tesi della procura di Roma, Vito Nicastri avrebbe fatto prevenire, tramite Paolo Arata, una mazzetta di 30 mila euro al sottosegretario leghista per introdurre una norma nel Def, a vantaggio dell’imprenditore ritenuto vicino a Cosa Nostra. Il provvedimento, successivamente non approvato, aveva l’obiettivo di favorire l’erogazione di contributi per le imprese nel campo delle energie rinnovabili.

L’interrogatorio di Arata potrebbe, quindi, contribuire a dare a una svolta alle indagini sul caso che vedrebbe coinvolto Armando Siri.