Il suo romanzo “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” ha raggiunto vendite di tre milioni di copie, e da quell’esordio letterario Melissa Panarello in arte Melissa P. si è distinta nel panorama culturale italiano, pubblicando altri otto romanzi. L’ultimo, “Il primo dolore”, edito dalla Nave di Teseo, è stato oggetto della chiacchierata tra Mariagloria Fontana e la scrittrice catanese, ospite ad “Affari di Libri“.

E’ la prima volta che mi firmo un romanzo con il mio nome, Melissa Panarello, perché ero stanca di quel marchio perché Melissa P. era, come prima si ricordava, un essere quasi leggendario. A un certo punto non ero più una persona, non ero neanche più un’autrice, ero proprio un marchio. Ci si aspettava che Melissa P. dicesse e producesse cose da una che si chiama Melissa P. Non interessava, quindi, chi fossi” ha esordito la Panarello, aggiungendo in seguito che “devo dire che mi sono prestata anche io moltissimo a questo gioco ma, dal momento in cui mi viene chiesto di scrivere un libro e di firmarlo come Melissa P. per ragioni anche commerciali era molto difficile tirarsi indietro. Alla veneranda età di 33 anni, ho deciso che fosse il tempo di riappropriarmi della mia storia, che è fatta anche del mio cognome e di essere veramente io“.

Toccando la tematica principale de “Il primo dolore”, la maternità, Melissa Panarello ha spiegato che “si ha sempre l’idea che la donna, in generale, è una figura angelicata che deve partorire. Anche nella gravidanza, c’è l’immagine di questa donna sorridente, addolcita dalla gravidanza, quando invece vive lo stato interessante e il proprio corpo in maniera diversa. Questa incapacità di vedere il lato oscuro femminile, soprattutto per quanto riguarda il materno come se fosse una paura che ci portiamo dietro da sempre è, forse, anche quello il primo dolore. Non esiste una maternità completamente luminosa, se non quella della Madonna, ma non è certo parte del nostro mondo terreno. E’ una cosa su cui ho riflettuto parecchio, soprattutto durante la scrittura del libro“.