L’illusione della democrazia. L’illusione della partecipazione. L’illusione che con un gesto si possano cambiare le cose. A pochi giorni dalle prossime elezioni europee siamo bombardati da slogan, comizi e incitamenti che ci ribadiscono l’importanza del voto. Volano programmi e si sprecano promesse di cambiamento. Guai a disinteressarci. Dobbiamo essere cittadini modello e dobbiamo votare con cognizione di causa. L’indirizzo che questa Europa prenderà in futuro dipende dalle scelte che facciamo oggi, dalle proposte e dai partiti che vogliamo sostenere.

Facciamo i seri.

Eleggiamo il Parlamento Europeo dal lontano 1979. Quarant’anni. Otto elezioni. Qualcuno può dire che il programma politico che ha votato per l’Europa abbia trovato attuazione? Qualcuno può affermare che il suo voto ha mai avuto un riscontro politico in Europa? Qualcuno può sostenere di aver influito nell’indirizzo della politica Europea?

Il nostro voto incide sulle decisioni dell’Unione Europea come un cucchiaino di zucchero nel mare.

L’Unione Europea è un’istituzione dalle finalità squisitamente economiche.
Come si può leggere nei trattati, la sua ragion d’essere è quella di garantire la liberalizzazione del mercato. Creare quindi uno spazio economico senza barriere, un mercato ideale che aspiri alla perfetta globalizzazione. Unione Europea vuol dire rottura economica delle barriere nazionali. Agli Stati è stata tolta la possibilità di tutelare la propria economia in favore delle grandi multinazionali e della finanza. E lo scopo è garantire che questi soggetti vendano i propri prodotti dove vogliono e come vogliono.

Dunque libertà economica, massima realizzazione del liberismo. Il resto è accessorio.

L’Unione Europea non è nata per favorire l’uguaglianza, non è nata per supportare le categorie svantaggiate, non è nata per garantire la dignità sociale e professionale dei suoi cittadini. Sarebbe bello avere un’Europa che ponga l’abolizione della povertà con la stessa fermezza con cui ha imposto il Pareggio di Bilancio. Sarebbe bello avere un’Europa che stabilisca come primo obiettivo l’occupazione e la tutela dei diritti dei lavoratori prima ancora che l’austerity.

Non è così. Per il semplice fatto che non è questo il motivo per cui è stata creata.

E allora lasciamo stare tutti quei programmi dei partiti che parlano di politiche sociali, giovanili, lavorative… Non hanno alcuna rilevanza. Nessun interesse in questa Unione. Saranno sempre secondari rispetto al Mercato, allo Spread, ai Bilanci.

Al Parlamento Europeo non spetta un ruolo centrale nell’iter legislativo europeo. Un organo legislativo che non fa leggi: le leggi vengono proposte dalla Commissione Europea – questa sconosciuta – e il Parlamento Europeo interviene solo in un secondo momento.

Se fossimo in celebre film di qualche anno fa, la chiameremmo “supercazzola”.

Chi prende le decisioni in Europa è la Commissione Europea, un organo sul quale i cittadini non possono esprimere alcuna preferenza. I cittadini “europei” sono governati da un’istituzione che probabilmente neanche conoscono. Chiediamo agli italiani di nominare almeno 3 dei 28 Commissari che hanno in mano le sorti dell’Europa?

Il 26 maggio voteremo per le nona volta un Parlamento che ci accompagnerà per i prossimi cinque anni. Nel 2024 saranno 45 anni di elezioni. 45 anni di un’Europa sempre più uguale a sé stessa.