Notre-Dame de Paris, simbolo di Parigi e dell’intera Francia, affronta il tramonto più duro di tutta la sua storia. Il fumo, che ricopre l’île de la Cité, lascia intravedere, in principio, le fiamme che avvolgono il tetto della cattedrale. La guglia, progettata da Eugène Viollet-le-Duc nel 1860, arde e il metallo che la compone si scioglie e porta con sé la maggior parte del tetto ligneo originario della metà del ‘200. Il momento della scomparsa della flèche (ricostruita nell’ottocento dopo la rivoluzione francese) è tristemente importante, perché ricorda atti terroristici, in particolare la caduta delle Torri Gemelle a New York City nel 2001. Le origini dell’incendio alla cattedrale sono ancora incerte, ma si suppone che le fiamme siano cominciate dalle impalcature presenti sul tetto per dei lavori di restauro.

Che si tratti di un atto vandalico o di un incidente legato ai lavori di restauro il mondo si ferma e la città si raccoglie intorno alla cattedrale che storicamente unisce i francesi sotto uno stesso tetto. Notre-Dame de Paris, esistente da oltre 800 anni, è sopravvissuta ai tumulti della rivoluzione francese e alla trasformazione urbana della città avvenuta, durante il secondo impero, con Eugène Haussmann che ha cambiato radicalmente l’aspetto di Parigi rendendola la capitale più moderna all’epoca. Sorprendentemente è uscita indenne anche dalla seconda guerra mondiale: nessuna bomba tedesca osò mai abbatterla. Neanche il fuoco, infine, riesce a bruciarla completamente e in maniera irreversibile: la struttura è intatta, i due campanili non sono stati toccati dalle fiamme, il retro dell’edificio (la parte più antica, costituita dagli archi rampanti) è salva, come, infine, anche le statue bronzee dei dodici apostoli che circondavano la guglia (spostate per motivi di manutenzione). Nei prossimi giorni si capirà esattamente l’estensione globale dei danni provocati altre che dal crollo dal fumo e dall’acqua utilizzati per domare le fiamme. Durante la notte oltre 400 vigili del fuoco lavorano per facilitare e governare il raffreddamento delle strutture interessate, un momento altrettanto delicato e fondamentale quanto lo spegnimento delle fiamme.

Notre-Dame de Paris non è solo il simbolo dei francesi (il luogo che ha visto incoronare Napoleone nel 1804, evento dipinto da Jaques-Louis David pochi anni dopo), ma è anche l’emblema del gotico, uno stile tipicamente francese che si estende in tutta Europa. La cattedrale con la sua architettura slanciata tende verso una trascendenza spirituale e morale, vicine allo sviluppo della filosofia Scolastica con alcuni dei più importanti teologi dell’epoca come Gilbert de la Porrée e Abelardo. I muri svuotati, per permettere questo slancio vertiginoso, lasciano spazio alle vetrate più famose del mondo, che con i loro colori riempiono le navate di una luce che muta secondo il percorso giornaliero del sole. Il sentimento religioso è dunque amplificato in un’architettura che favorisce il percorso verso il cielo. Tale sentimento religioso, filosofico e morale, trasfigurati nella cattedrale di Notre-Dame de Paris, rende l’edificio patrimonio dell’UNESCO nel 1991.

Si guarda la tragedia attraverso le dirette dei telegiornali collegati con Parigi e gli sguardi internazionali assumono un unico sentimento di profonda tristezza e incredulità. Emmanuel Macron (che aveva in programma un importante discorso riguardante le proteste dei gilets jaunes) dal luogo della tragedia si dice pronto ad organizzare immediatamente il progetto di ricostruzione di Notre-Dame “la ricostruiremo tutti insieme e lancia una colletta internazionale. Si comincia, dunque, a pensare la ricostruzione (ci vorranno decenni secondo gli esperti) e il mondo si unisce per ricostruire un monumento che è patrimonio culturale mondiale: attraverso aiuti finanziari e l’intervento di professionisti. Così come il mondo intero ha concorso per la ricostruzione di San Paolo Fuori le mura nel 1823 anche oggi, per Notre-Dame, le nazioni non hanno più quei confini così ben delimitati.