Madonna mia, stavolta si sono proprio arrabbiati, vuoi vedere che rompono e il governo finisce?“. No, signora mia non si preoccupi (ammesso che ne valga la pena, cosa di cui dubito), il governo tra la Lega e i 5 Stelle tirerà diritto, ne sono certo almeno al 95%. Questo almeno fino alle elezioni europee. Tirerà diritto facendo danni, promettendo paradisi impossibili e inscenando un teatrino sempre meno divertente, fatto di liti, di musi lunghi, di tweet, di comparsate in tv a beccarsi gli applausi a comando (c’è riuscito persino Toninelli. Toninelli! E ho detto tutto).

Ma non si arriverà a una rottura. Ma come, potrebbe obiettare qualcuno, e il caso del sottosegretario Siri e quello della Raggi con le telefonate a Bagnacani, e poi l’aumento dell’Iva minacciato, poi negato, poi riminacciato, poi di nuovo negato, e l’autonomia delle regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) che pare cosa fatta poi invece no e ora sembra addirittura anticostituzionale? Certo, tutte cose che parrebbero portare a una rapida rottura tra i due soci (complici?) del contratto di governo.

Ma che non lo faranno perché entrambi i contrattisti sanno benissimo che, se rompessero adesso, le conseguenze sul voto europeo sarebbero serie. Per entrambi.  Siccome hanno dimostrato di governare solo in funzione della conquista del consenso, dei sondaggi, dei voti, del selfie, dei battimani da prendere è chiaro che solo una botta di autolesionismo potrebbe portare i due a una rottura.

E quindi avanti con lo spettacolino dello scontro, peraltro così tipicamente italiano. Roba da Commedia dell’Arte, o che magari ricorda i famosi ladri di Pisa che di giorno litigavano e di notte operavano insieme (per quelli scarsamente acculturati: è un vecchio proverbio toscano, non sto dando del ladro né a Felpa Salvini né a Smile Di Maio).

Poi, certo, a elezioni europee concluse, qualcosa potrebbe anche succedere. Ma è tutto da vedere e molto dipenderà dai voti.

In attesa teniamoci il caso Siri, le sparate della Raggi (che tra l’altro si è espressa finalmente come una romana qualsiasi su rifiuti e situazione cittadina), la spada di Damocle dell’Iva.

E dopo il voto di maggio si vedrà.

Marco Guidi