Incubo degli studenti in sessione d’esame, ai quali quei due o tre giorni in più per studiare farebbero proprio comodo. Mese in cui i pagamenti magicamente si anticipano. Periodo dell’anno in cui se è San Valentino il mese è appena iniziato, ma 4 giorni dopo sta già finendo… Febbraio è arrivato al suo ventottesimo (e ultimo) giorno anche quest’anno e noi, come sempre, abbiamo la sensazione che sia proprio “volato”! Ma perché febbraio ha solo 28 giorni e tutti gli altri mesi ne hanno 30 o 31?

30 giorni ha novembre, con april’, giugno e settembre. Di 28 ce n’è uno…

Sì, canticchiarla è inevitabile e siamo sicuri che anche voi non avevate mai realizzato che quella ‘A’ prima di novembre è verbo e non complemento. Ma torniamo a noi: “di 28 ce n’è uno”, perché?

La storia del nostro calendario è piuttosto nota. Possiamo riassumerla in tre nomi principali: Numa Pompilio, Giulio Cesare e Papa Gregorio XIII.

Numa Pompilio

Prima del 700 a.C. l’anno romano iniziava a marzo, in occasione dell’equinozio di primavera, e durava 10 mesi. In quel periodo il punto di riferimento temporale era l’anno lunare, ciò significa che un anno era considerato un ciclo completo della luna. Un ciclo, però, era costituito da 12 fasi lunari e durava 354 giorni! Così Numa Pompilio decise di adattare il calendario civile alle fasi della luna e aggiunse altri due mesi: gennaio e febbraio. La durata dei mesi era di 29 o 30 giorni, compreso l’ultimo mese dell’anno, febbraio appunto!

Giulio Cesare

Il sistema di Numa Pompilio faceva acqua da tutte le parti. Non c’era corrispondenza tra il calendario civile e l’effettivo ciclo delle stagioni: per far quadrare i conti capitavano persino anni con un intero mese in più.
Nel 46 a.C. Giulio Cesare durante uno dei suoi viaggi in Egitto conobbe il calendario solare, che prevedeva di basarsi su un ciclo completo del sole anziché della luna. Così fu istituito il cosiddetto calendario giuliano della durata di 365 giorni. Si decise che l’anno dovesse avere inizio proprio con i mesi di gennaio e febbraio e i 10 giorni “in più” furono distribuiti tra i 12 mesi andando a formare la suddivisione che abbiamo ancora oggi.

Ma quindi, perché solo il mese di febbraio ha 28 giorni?

E’ giunto il momento di svelarvi una verità che nessuno ha ancora avuto il coraggio di dirvi: le teorie sono più di una e nessuna, al momento, è certa. Ecco le ipotesi…

Ah! Le feste… – Una delle ragioni potrebbe riguardare le date importanti dell’anno: per far coincidere sempre l’inizio delle stagioni e delle festività sarebbe stata scelta una suddivisione per cui a febbraio, alla fine, rimanessero solo 28 giorni. Febbraio infatti era ancora l’ultimo mese dell’anno e come tale quello “sacrificabile”.

Questione di numeri – Secondo alcuni prima dell’8 a.C febbraio aveva una durata di 29 giorni. In quell’anno, poi, si decise di cambiare il nome dell’ottavo mese da sextilis in augustus, in onore dell’imperatore Augusto. Dato che il mese in onore di Giulio Cesare, iulius, aveva una durata di 31 giorni, si scelse di equipararli numericamente, sottraendo un giorno proprio al mese di febbraio.

La superstizione – Alcune teorie dicono che Numa Pompilio fosse molto superstizioso e sembrerebbe che, credendo che i numeri pari portassero sfortuna, abbia deciso di togliere un giorno a tutti i mesi costituiti da giorni pari. Volendo però raggiungere i 355 giorni del ciclo lunare aveva un avanzo di ben 57 giorni! Che fare? Ecco il motivo per cui avrebbe aggiunto altri due mesi: gennaio di 29 giorni e febbraio di 28, e poiché febbraio era considerato l’anno della purificazione il numero pari non costituiva una minaccia.

La sacralità – Anche Cesare considerava il mese di febbraio un mese sacro e per questo, a quanto pare, non avrebbe alzato anche il numero di giorni di febbraio durante il passaggio all’anno di 365 giorni: febbraio era intoccabile, anche nella sua durata!

E il 29 febbraio?

Il fatto che un ciclo solare completo durasse un po’ di più di 365 giorni era chiaro già a Giulio Cesare. Per questo con la sua riforma fu previsto un giorno in più ogni 4 anni: il cosiddetto anno bisestile. L’anno solare, infatti, dura esattamente 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Provate a immaginare anno dopo anno di quanto slitterebbero le stagioni: “Le domeniche d’agosto quanta neve che cadrà…”

Papa Gregorio XII, quindi, che ha fatto?

Agli inizi del XVI secolo si seguiva ancora il calendario giuliano e si finì col ritrovarsi un equinozio di primavera l’11 di aprile. Qualcosa non andava. La Pasqua sarebbe slittata in estate e ben presto tutte le altre festività avrebbero subito delle mutazioni. Così Papa Gregorio XIII nominò una commissione di studiosi che calcolarono un ritardo nell’anno di ben 10 giorni e studiarono una diversa cadenza degli anni bisestili proprio per aggirare il problema.
Il 4 ottobre 1582 entrò ufficialmente in vigore il calendario gregoriano, con buona pace di tutti coloro che quell’anno andarono a dormire di giovedì 4 ottobre e si svegliarono di venerdì 15.