Il rapporto tra Italia e Francia “rimane forte e saldo“, anche se, come con tutti i partner dell’Ue, “si compete e si collabora”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi (che ha avuto un “colloquio aperto ed esplicito” con l’omologo transalpino Jean-Yves Le Drian), cercano di riportare sui binari di una normale dialettica diplomatica le tensioni delle ultime ore tra i due Paesi. Tutto questo sotto l’attenta sorveglianza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 

Nessuna intenzione, naturalmente, di invadere campi e prerogative che sono del governo ma è evidente che il Capo dello Stato, nei contatti che scandiscono i rapporti quotidiani con il premier e il titolare della Farnesina, non ha mancato di esercitare quella “persuasione, più efficace se non viene proclamata in pubblico”, finalizzata a ribadire la necessità di abbassare i toni e perseguire la strada del confronto e del dialogo. 

IL DIALOGO – Lo stesso ruolo che Mattarella esercitò nelle settimane durante le quali si sviluppò il confronto tra governo e Commissione Ue sulla manovra economica, perché più che i pugni sul tavolo “sono la fermezza negoziale, il dialogo e l’affermazione, oggettiva e paziente”, delle proprie ragioni che consentono “di raggiungere risultati di primaria rilevanza”. 

Un invito che naturalmente vale che per tutti gli attori in campo, in primis per i Paesi fondatori dell’Ue, come l’Italia, la stessa Francia e la Germania, visitata pochi giorni fa dal Presidente della Repubblica. La priorità è quella di evitare un “vuoto politico” che paralizzi il Vecchio Continente e gli impedisca di essere un soggetto in grado di “svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali”.

LA SFIDA – Una sfida all’interno della quale l’Italia intende svolgere un ruolo da protagonista, contribuendo ad apportare quei “completamenti, miglioramenti e adattamenti” di cui necessita “l’architettura istituzionale e funzionale” dell’Unione europea, che non è un “comitato d’affari ma una comunità di valori”. 

E partendo da queste premesse, anche in vista delle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento, occorre quindi evitare il formarsi di “cartelli di blocco uniti soltanto da atteggiamenti ostruzionistici” e privilegiare invece una “discussione collegiale, seria e responsabile”. L’obiettivo deve essere quello di arrivare a soluzioni condivise rispetto alle principali questioni di cui si discute sui tavoli europei, a cominciare ovviamente da “una gestione del fenomeno migratorio di carattere autenticamente comunitario”.