Recentemente, il Parlamento greco ha approvato una legge che porta la giornata lavorativa a 13 ore. Sì, avete letto correttamente: 13 ore al giorno. La Grecia si conferma così come il laboratorio delle politiche neoliberali più infami, un campo di sperimentazione per quelle che sono le nuove leggi del mondo turbocapitalista. Non è la prima volta che il paese viene sottoposto a simili esperimenti. Già durante la crisi economica del 2007, la Grecia è stata trasformata in una vittima sacrificale per gli euroinomani di Bruxelles, subendo un massacro economico pianificato. Oggi, purtroppo, la storia sembra ripetersi: il paese torna ad essere il laboratorio dei neoliberali, dettando tendenze che potrebbero estendersi anche ad altri paesi europei.
Giornata lavorativa di 13 ore in Grecia – La Normalizzazione dell’Inaccettabile: Un Processo Graduale
Un punto fondamentale che non deve essere trascurato è il comportamento dei media e dei politici italiani, che, anziché condannare fermamente l’introduzione delle 13 ore in Grecia, sembrano trattare la questione come una realtà accettabile, quasi inevitabile. Titoli come “Lavorare 13 ore al giorno? Ecco perché la ricetta greca è già possibile in Italia” non fanno che normalizzare l’inaccettabile. È esattamente questo il modus operandi del neoliberismo: introdurre in modo autoritario ciò che prima sembrava impensabile, per poi trasformarlo, gradualmente, in qualcosa di inevitabile. Un processo che spalanca le finestre di Overton, rendendo progressivamente accettabili misure sempre più estreme.
La Seconda Restaurazione Capitalistica: Un Massacro a Senso Unico
Quello che stiamo vivendo è una maestosa controrivoluzione capitalistica, la cosiddetta seconda restaurazione di cui ha parlato il filosofo Alain Badiou. Questa restaurazione, iniziata nel 1989, è caratterizzata dalla mutazione del conflitto di classe, che ormai non è più biunivoco, ma un massacro a senso unico. Il blocco oligarchico neoliberale, che ormai governa il mondo, ha deciso di riprendersi ciò che un tempo era stato conquistato dai lavoratori e dalle masse attraverso il conflitto di classe. I diritti sociali, le conquiste del lavoro, le tutele welfaristiche e la dignità sociale sono tutti in via di smantellamento. I padroni del discorso giustificano questo operato con la solita formula: siamo stati indebitamente abituati a vivere sopra le nostre possibilità. In altre parole, i diritti vengono trasformati in privilegi e il massacro dei diritti diventa la lotta giusta contro questi privilegi.
La Grecia come Simbolo della Decadenza dell’Europa
Ma c’è anche un altro aspetto, quello simbolico, che non può essere ignorato. La Grecia non è solo il laboratorio del neoliberismo: la Grecia è anche la culla della civiltà europea, il luogo dove hanno preso forma il pensiero filosofico, scientifico e politico che ha forgiato l’Europa. Da Socrate ad Aristotele, da Eschilo a Tucidide, da Sofocle a Platone, la Grecia rappresenta le radici più profonde della nostra civiltà. Oggi, però, la sua distruzione pianificata diventa l’immagine perfetta della decadenza dell’Unione Europea. L’Europa che avrebbe dovuto essere il tempio della civiltà si sta trasformando in un tempio vuoto, in cui la nostra stessa civiltà viene annientata. La Grecia, simbolo di gloria e pensiero, oggi è il volto di una tragedia annunciata, il segno che la nostra stessa identità culturale è in pericolo.










