NAZIONALE, “PER L’ITALIA VINCERE L’EUROPEO E’ STATO UN MALE” – Il tempo delle scuse è finito: l’Italia deve qualificarsi ai Mondiali 2026. Un terzo fallimento consecutivo sarebbe non solo storico, ma disastroso, per il movimento calcistico, per la reputazione del nuovo CT Gennaro Gattuso e per la stessa struttura federale. Il Gruppo I, in cui gli Azzurri sono inseriti, non è proibitivo. Eppure, il recente passato insegna che niente è scontato, soprattutto quando mancano fame, lucidità e realismo.

Le prime due gare di qualificazione (la sconfitta contro la Norvegia e la vittoria sulla Moldova) hanno chiuso l’era Spalletti lasciando un’eredità incerta. Gattuso dovrà ricostruire non solo una squadra, ma una mentalità vincente, libera dalla zavorra di illusioni e trionfi sopravvalutati. Su questo punto arriva, netto e provocatorio, il giudizio del giornalista Giancarlo Padovan.

Giancarlo Padovan: “Per l’Italia vincere l’Europeo è stato un male, ci ha illuso di essere una nazionale forte”

“Per me il male, paradossalmente, è stato vincere l’Europeo”. Così Padovan ribalta il luogo comune secondo cui il successo del 2021 rappresenterebbe la rinascita del calcio italiano. “Ci siamo creduti una nazionale forte solo perché avevamo vinto, non ricordando che a volte vincere è anche questione di fortuna”.

Il riferimento è chiaro: “Donnarumma fu fondamentale ai rigori in più partite, ci è andato tutto bene”. Da lì in poi, secondo Padovan, abbiamo vissuto di rendita, sopravvalutando giocatori e sistema, fino al crollo nelle qualificazioni mondiali, culminato con l’eliminazione per mano della Macedonia del Nord. “È stata una nemesi. Una pancia piena che ha prodotto approssimazione, presunzione, disastro”.

La reputazione è in gioco

Secondo Padovan, questa volta non si può fallire, per nessuna ragione. “Bisognerebbe ripristinare il vecchio adagio: o tutti in America o tutti a casa”, dice citando Matarrese prima di USA ‘94. Ma oggi, aggiunge, c’è di più: “Qui si gioca la reputazione non solo della nazionale, ma del commissario tecnico appena insediato, e di una struttura federale che non può sopportare l’onta di un altro fallimento”.

Il problema non è la qualità individuale – ci sono top player come Donnarumma, Barella, Bastoni – ma il contesto in cui vengono inseriti. “Forse il nostro campionato è talmente scarso che a noi sembrano forti, invece poi si rivelano mediocri”, si riflette. La responsabilità, però, non può più essere scaricata altrove. “La posta in palio è altissima: bisogna avere tutti questo tipo di responsabilità”.

Gattuso, spareggi e una fiducia (moderata)

Padovan, a differenza di altri commentatori, si dice fiducioso in Gattuso e nel gruppo che allenerà: “Credo nei giocatori che mette in campo, e sono certo che tutte le nazionali che affronteremo sono inferiori a noi, compresa la Norvegia”.

Tuttavia, mette in guardia dall’eccessivo ottimismo: “Non arriveremo primi, ma è assai probabile, quasi certo, che arriveremo secondi”. E anche in questo caso, nulla sarà garantito: servirà uno spareggio, ma stavolta il percorso sembra meno insidioso di quello che ci costò il Mondiale del 2022. “Un Portogallo oggi non ci sarà. Gli spareggi sono più abbordabili, e io credo che ce la faremo”.