Siamo nel 1978, in occasione del trentesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ha pronunciato un discorso che ha scosso le coscienze e ridato vigore al senso universale della solidarietà e della giustizia. Con il suo consueto tono diretto e appassionato, Pertini ha ribadito il diritto (e il dovere) di protestare contro le ingiustizie che ancora oggi, in troppe parti del mondo, vengono perpetrate ai danni di uomini e donne colpevoli solo di dissentire dai regimi al potere.

“In troppi Stati – ha dichiarato il Capo dello Stato – ci sono uomini che soffrono in carcere, che vengono torturati, perseguitati, semplicemente perché osano pensarla diversamente da chi comanda”. Senza mai cedere alla retorica o alla diplomazia di facciata, Pertini ha sottolineato come la difesa dei diritti umani non rappresenti un’interferenza negli affari altrui, ma una battaglia morale che travalica i confini nazionali. “Non interferisco – ha precisato – ma rivendico il diritto di esprimere solidarietà a chi lotta per la libertà. È un dovere che appartiene a ogni cittadino consapevole”.

Un richiamo alla responsabilità collettiva

Parole semplici, ma potenti, che rispecchiano lo spirito autentico di una figura politica e umana che ha fatto della coerenza e dell’impegno civile la cifra del suo mandato. In un momento storico segnato da tensioni internazionali e violazioni dei diritti fondamentali, la voce di Pertini si leva come un richiamo alla responsabilità collettiva e all’umanità.

Un messaggio che, a distanza di decenni, conserva tutta la sua forza e la sua attualità.