Si torna in queste ore a parlare della situazione bollente della Serbia. Lo si fa in relazione ai rapporti sempre più tesi con il Kosovo. Leggo su Agi: “Alta tensione tra Kosovo e Serbia. Nato: interverremo se stabilità a rischio”. Ancora una vola troviamo un’area incandescente, un punto caldo di questa nuova Fredda legata ad un mondo post 1989 e all’imperialismo della civiltà del dollaro che ancora una volta minaccia di intervenire in una faglia che continua ad essere pericolosa per l’ordine mondiale di Washington.

Nulla di nuovo, se si considera che già nel 1999 la Serbia fu oggetto di un bombardamento presentato come umanitario e con missili umanitari. In particolare si parla di una tensione che sta crescendo ma sappiamo che la Serbia è una faglia tra Russia e Stati Uniti. La Serbia ha nella Russia uno dei suoi principali alleati e che Mosca grazie alla Serbia vorrebbe da sempre avere uno sbocco sull’Adriatico.

Adesso la Nato minaccia di essere pronta ad intervenire nuovamente presentandosi come il protettore della civiltà umana. Chi abbia assegnato alla Nato questo compito non è stato chiarito ma spesso i membri della civiltà del dollaro fanno uso di un linguaggio escatologico. Chissà cosa accadrà realmente in Serbia e sarà un déjà-vu di quanto accaduto già nel 1999.

Una cosa è certa, potrebbe essere la Serbia un nuovo punto di conflitto caldo tra il blocco orientale comunista-cinese e russo con il blocco occidentale euro-capitalistico. Oltre all’Ucraina anche la Serbia potrebbe tornare ad essere un punto caldo dei due blocchi, con buona pace di chi pensava che la storia fosse finita nel 1989. Solo se ricorderemo la storia potremmo evitare il ripetersi di errori già visto. In questo caso è stata l’aggressione imperialistica nel 1999.