Si erano già incatenati di fronte a Palazzo Chigi e continuano a farlo, sempre loro: i tassisti e le categorie di rappresentanza. Continuano le proteste nelle strade del centro di Roma e sembrano vivacizzarsi ogni ora di più. La causa? La poca chiarezza dell’articolo 10 del Ddl concorrenza che attuerebbe una riforma (appunto non trasparente verso i lavoratori) sul fronte dei trasporti pubblici non di linea e (come se non bastasse) ad aggravare la situazione non dimentichiamo le scoperte dietro l’inchiesta americana ‘Uber-files’ fatta dall’International consortium of investigative journalists. Scoperte che hanno portato alla luce fatti relativi alla «Violazione delle leggi, sfruttamento della violenza contro i propri autisti per mettere sotto pressione la politica, pressioni sui governi durante la sua espansione globale aggressiva», così riporta la stessa inchiesta.

Tra i manifestanti delle proteste in corso a Roma vi sono i vari Presidenti e Rappresentanti delle associazioni tassisti. Ai microfoni di Lavori in Corso sono intervenuti in diretta, testimoniando ciò che è accaduto e sta accadendo in queste ore a tal proposito, Alessandro Genovese, Presidente associazione Tutela Legale Taxi, e Carlo Di Alessandro, Vicepresidente dell’associazione Tutela Legale Taxi che rivendic il fatto di voler rappresentare i lavoratori senza dover per forza avere come intermediari “una multinazionale californiana che fa intermediazione nel nostro settore (Uber) e noi che siamo i rappresentanti per Costituzione dei lavoratori”.

Ecco l’approfondimento in diretta.

Genovese: “Niente deleghe in bianco a questo governo”

“Ormai da due giorni siamo qui davanti a Palazzo Chigi, di fronte alla Presidenza per avere dei chiarimenti su un articolo che è stato inserito all’interno di un decreto concorrenza che secondo noi (ma anche secondo tutti quei dettami di tutela del servizio pubblico) è stato inserito in una maniera poco chiara. Questo perché mentre noi manifestavamo e chiedevamo incontri proprio qui un mese e mezzo fa è stato ricevuto il capo di una multinazionale californiana che fa intermediazione nel nostro settore (Uber) e noi che siamo i rappresentanti per Costituzione dei lavoratori, sono mesi che chiediamo un incontro e invece ci hanno messo 150 poliziotti a blindare la nostra protesta mentre questi signori che non pagano tasse in Italia vengono ricevuti e addirittura gli viene steso un tappeto.

Tutto questo per noi è inaccettabile. Non vogliamo dare deleghe in bianco a questo Governo, anche perché in questi giorni è uscita la famosa inchiesta internazionale ‘Uber-files'”.

La testimonianza di Carlo Di Alessandro

“Un autunno caldo? Potrebbe essere anticipato all’estate. Noi non ci riteniamo in avanguardia o gente che esce per fare lotte a prescindere. Insieme a noi però come lavoratori ce ne sono altri, già oggi c’è stata solidarietà da parte dei lavoratori del porto di Genova. Ci siamo incatenati insieme qui e questo vuol dire che c’è una destrutturazione dei valori del lavoro e dei diritti dei lavoratori, fatta in funzione di una speculazione e siamo tante categorie. Le stesse, oltre che in sofferenza, sono anche amareggiate del fatto che si va verso una destrutturazione dei diritti del lavoro in funzione di quelle che sono le logiche del profitto e della capitale. Soprattutto quando queste norme vengono portate avanti in funzione di richieste (più o meno esplicite) di multinazionali come può essere Uber, piuttosto che di gruppi finanziari o banche, questo il lavoratore poi lo capisce e reagisce, facendo un fronte unico.

È paradossale che con la mia partita Iva singola io paghi più tasse di quante ne paga Uber, che paga nel paradiso fiscale dell’Olanda. La concorrenza sleale si fa anche quando la capacità della lobby, che non siamo noi forse ma è quella che smuove soldi, potere e consenso e quando lo fa si va a promuovere un processo di deregolamentazione a cui io non posso far fronte perché io le leggi le debbo seguire, altri le possono suggerire.

Le osservazioni negative di Selvaggia Lucarelli? Ne prendiamo le distanze, di quella comunicazione ne fa un suo vanto. Non sono tutti come dice lei, c’è forse dell’interesse. Abbiamo coordinato anche un servizio sociale. Sicuramente c’è qualche problema ma il punto è che dare una delega in bianco vuol dire mettere in mano tutto al Governo e noi faremo la giusta resistenza per difendere il nostro servizio pubblico e le famiglie. Non credo che si possa identificare chi si lamenta di un servizio piuttosto che proporre miglioramenti, di qualsiasi partito o opinione pubblica si tratti”.