La nostra privacy è sempre più soggetta a violazioni e attacchi hacker, questo è un dato di fatto. Una guerra, con tutte le sue operazioni subdole, si sta svolgendo sotterranea e il bottino sono i nostri dati.

Di recente, è stata sgominata una banda di hacker che secondo l’accusa manometteva i sistemi di videosorveglianza (tra cui i babymonitor) per spiare la vita privata di ignari cittadini, in tutta Italia. Sfruttavano le vulnerabilità che già tutti conosciamo (ma a cui non prestiamo sufficiente attenzione) e tutto ciò che rubavano finiva online con un preciso tariffario.

Questi fatti dimostrano come il nostro quotidiano sia, sempre più, messo in pericolo da azioni di spionaggio attraverso gli strumenti tecnologici che utilizziamo ogni giorno. Microfoni e telecamere si sono moltiplicati nell’ultimo decennio, mettendo in crisi la nostra stessa sicurezza domestica e la nostra privacy. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Gli eventi che si stanno verificando ultimamente spingono a farsi domande scomode sulla società in cui viviamo.

“Il giornalismo non è più libero, la gente non va più a votare, il medico non può più fare il medico” come ci ricorda Fabio Duranti. Continua parlando dei social, le cui criticità di sicurezza sono ormai assodate, “sono un strumento di controllo ti marchiano a vita”.

“Oggi non viviamo in una democrazia. È un paese questo dove si fanno le liste di proscrizione, dove i servizi segreti indagano sui dissidenti (a parole) e dove il giornalismo non è più libero, è chiaro che non possiamo più parlare di democrazia. È una democrazia apparente, tant’è che la gente non va a votare; tant’è che il medico non può più fare il medico. Non abbiamo più punti di riferimento.

I nostri genitori ci parlavano del dopoguerra quando la democrazia si era instaurata e c’era l’intinto di rendere l’uomo al centro. Oggi non esiste più un pluralismo, un dibattito, perché il dissidente è sempre bannato.

I nostri genitori ci parlavano del dopoguerra, quando la democrazia si era instaurata e c’era l’intinto di rendere l’uomo al centro. Oggi non esiste più un pluralismo, un dibattito, perché il dissidente è sempre bannato.

La scorsa settimana parlavamo del fatto che attraverso apparecchi mobili ci spiano. È uscita un inchiesta per delle persone che attraverso telecamere spiavano le persone in casa e poi si rivendevano il filmati. Noi ne abbiamo parlato il martedì e il giorno dopo, ci avranno sentito e a quel punto è stata pubblicata la notizia. È una cosa che noi diciamo da anni.

Fate qualcosa per evitare che qualcuno vi spii, chi vuole mantenere la privacy. Non potremmo più lamentarci se ci fanno qualcosa, perché gli abbiamo concesso la nostra privacy, gli abbiamo concesso la nostra intimità, gli abbiamo concesso la nostra vita”.