Ciò che risulta drammatico è il trend della media annua delle persone in cerca di occupazione nella fascia di età che va dai 25 ai 34 anni. Dal 2007, anno della crisi definita finanziaria, fino al 2020 assistiamo a una curiosa e preoccupante dinamica. Infatti dai circa 510 mila disoccupati del 2007, il dato delle persone in cerca di occupazione cresce fino a quasi raddoppiare a circa 930 mila persone nel 2010. Poi la curva si inverte e negli ultimi sei anni scende sistematicamente. Sarebbe bello pensare che il fenomeno sia dovuto alla progressione positiva dell’occupazione giovanile. Purtroppo il fenomeno è spiegabile soltanto osservando la dinamica degli inattivi, cioè delle persone che hanno rinunciato a cercare lavoro.

È un dato che non si ricorda mai. Il dato drammatico in Italia non è più ormai quello dei disoccupati, ma quello delle persone inattive, soprattutto le persone che vanno dai 25 ai 34 anni. Le persone che dovrebbero essere nel pieno della loro voglia e della forza di lavorare sono paradossalmente le persone che in Italia non cercano nemmeno il lavoro. Addirittura è stato coniato un acronimo inglese, Neet – Not in Education, Employment or Training. Vuol dire che sono persone che non sono nel mondo dell’occupazione, della scuola e della formazione professionale. Non fanno niente, sono persone che ormai hanno rinunciato. Sono persone in sostanza disperate. Questo è il vero problema del nostro Paese.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi