Sono passati 100 giorni dall’insediamento di Roberto Gualtieri come sindaco di Roma. Appoggiato da una coalizione di centrosinistra, Gualtieri, già ministro dell’economia, è riuscito a conquistare lo scranno del Campidoglio nel ballottaggio contro Enrico Michetti, candidato del centrodestra.
I primi 100 giorni rappresentano per ogni amministrazione uno step fondamentale, un passaggio temporale che di fatto apre la possibilità di un primo bilancio sull’operato della nuova amministrazione. Rifiuti, trasporto pubblico, sicurezza, le principali voci della campagna elettorale da soddisfare poi nella gestione effettiva della citta di Roma. L’operato di Gualtieri in questa prima fase è stato soddisfacente per i cittadini della Capitale?
Rispettando sempre il proprio avversario politico e riconoscendo con signorilità anche il difficile compito di gestione della macchina amministrativa romana, Enrico Michetti ragiona sui primi 100 giorni di Gualtieri. Per il prof. Michetti è evidente da un lato il cambiamento del rapporto con la Regione Lazio, un dialogo ora più disponibile da parte della giunta Zingaretti, complice anche il passaggio di molte figure della Pisana al Campidoglio: “Ciò che si nota è che l’atteggiamento della Regione nei confronti nel sindaco è combiato totalmente. Sembra che i vertici regionali si siano trasferiti tutti in Campidoglio. Sui rifiuti, ad esempio. la Regione è fondamentale. Chi realizza il piano rifiuti e ha il potere commissariale, è la Regione, il vero metrometro che decide se la raccolta funziona o meno. Avere una regione contro o a favore cambia moltissimo”.
Il secondo punto cruciale dell’analisi di Michetti è l’assenza di un rapporto forte con i cittadini e la cittadinanza del nuovo sindaco, la sensazione che Gualtieri abbia abdicato al suo ruolo di mediatore dei problemi locali degli abitanti della Capitale in favore di una dialettica tutta interna alla politica dei corridoi: “Si sente poco la figura e questo stride con il ruolo del Sindaco che dovrebbe stare tra la gente che dovrebbe vederlo quotidianamente e sentirlo. Forse in questo momenti ci si è troppo rinchiusi all’interno del palazzo”










