Una data storica per il nostro Paese è alle porte: domani venerdì 15 ottobre scatta l’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori, sia del pubblico che del privato. Una limitazione inedita ai diritti e alle libertà dei cittadini, che dovranno presentare la tessera verde pena sanzione. Il provvedimento sancito dal Governo Draghi anche per spingere la campagna vaccinale su livelli da primato mondiale viene contestato proprio per la sua natura subdola: introdurre in Italia un vaccino obbligatorio, senza l’assunzione di responsabilità da parte delle autorità. E rispetto all’estensione della tessera verde, davvero in pochi possono prevedere cosa accadrà a partire da domani.

Qualcosa si può presagire dalle recenti proteste. Una vera e propria escalation si è fatta largo di recente, culminata nelle decine di migliaia di persone presenti a Piazza del Popolo (Roma) lo scorso sabato. Prima ancora era stata la manifestazione organizzata in un “tempio” delle proteste dei lavoratori, Piazza San Giovanni, a destare l’attenzione. In quella occasione era salita alla ribalta delle cronache la vicequestore Nunzia Alessandra Schilirò con una presa di posizione netta sul Green Pass. Le conseguenze di quel discorso coraggioso sono arrivate nei giorni scorsi: sospensione in via cautelativa dal servizio e dalle funzioni, senza un termine di fine provvedimento.

Intervistata in diretta da Fabio Duranti, con Francesco Vergovich, la dottoressa Schilirò ha raccontato le sue sensazioni dopo la notifica dell’atto sanzionatorio e ha anche lanciato un allarme su ciò che potrebbe accadere con l’estensione del Green Pass.

“La cosa divertente è che la sospensione può andare da un minimo di 10 giorni ad un massimo di 6 mesi, 1 anno. Nella mia non c’è proprio il termine, quindi contano di tenermi sospesa e poi di cacciarmi. Per me ormai è un problema quasi superato. La mia attenzione va tutta al Green pass. Penso che in Italia ci sia un serio problema di comunicazione e comprensione. Ogni volta che dico qualcosa poi leggo riportato l’opposto sui giornali. Ecco perché non rilascio più interviste. Il punto centrale, che si è perso di vista purtroppo dopo la violenza di sabato, è quello del Green pass. Ringrazio i portuali di Trieste ai quali mi sento particolarmente vicina. Il loro messaggio è un messaggio di pace e di unione nella legalità. Al di là dell’assenza di un fondamento giuridico e medico, è illogico, non esiste con questa gravità in nessuna parte del mondo

Le parole sono fondamentali, noi questo lo abbiamo dimenticato. Si sta cercando da più di un anno di delegittimare il dissenso, di criminalizzarlo. Su tutti i giornali sono diventata la dottoressa No Vax/No Green pass. Prima di tutto esiste una differenza tra vaccino e Green pass. Il messaggio che passa sembra che io vada in giro a minacciare la gente. Io ho sempre detto rispettiamo la legge. Io amo i portuali di Trieste perché non stanno infrangendo alcuna norma mentre volevano paragonarli ai fascisti che hanno fatto quello che hanno fatto alla CGIL. A noi non interessa del vaccino o del tampone, perché è il Green pass in sé che non può essere accettato.

A me viene la pelle d’oca quando mi dicono lo faccio per il tuo bene, sono quelli che non mi vogliono far parlare. I diritti individuali devono procedere quelli collettivi. Io non voglio vivere in un mondo in cui c’è libertà, che senso ha vivere così. Posso accettare che l’Italia, repubblica fondata sul lavoro non sarà più così? Io faccio questa mia battaglia sul Green pass e sono felice di non essere sola. Dobbiamo capire perché siamo ad un passo dalla guerra civile. Ci sono dei segnali grossi: gli italiani non vanno a votare perché non si sentono rappresentati e l’esasperazione della gente. Ci dobbiamo interrogare anche su come si parla della pandemia , tutte queste etichette, No Vax e No Green pass, creano odio. Noi dobbiamo ripartire dalla comunicazione, la violenza comincia dove non ci sono le parole”.