Mafia, una verità tutta ancora da scoprire. Nella storia recente del nostro Paese i misteri che avvolgono la cupola di Cosa Nostra sono forse quelli più fitti. Una coltre di eventi mai risolti, una cortina di documenti e “papelli” scomparsi o indecifrati, una nube di depistaggi ogni volta che il passo decisivo sembrava per compiersi.
Da Toto Riina a Bernardo Provenzano, passando per Matteo Messina Denaro: i grandi capi della mafia siciliana che per anni sono stati i padroni dei segreti più nascosti, dei rapporti oscuri tra istituzioni, apparati deviati e mani occulte. I primi due se li sono addirittura portati nella tomba. Il terzo, uno dei latitanti più ricercati al mondo, potrebbe ancora esserne in possesso. E’ la tesi sostenuta da alcuni collaboratori di giustizia, che nelle loro testimonianze hanno permesso di ricostruire l’antica macchina mafiosa e i meccanismi a essa collegata. Deposizioni che sono anche servite a collegare i fatti del passato alla stretta attualità: un filo che passa proprio per Matteo Messina Denaro, il boss che avrebbe in mano tutte le carte che furono del Capo dei Capi.
Alcuni risvolti sulla intricata vicenda mafiosa li presenterà questa sera su Rai3 Sigfrido Ranucci, conduttore di Report intervenuto ai microfoni di Francesco Vergovich. “Racconteremo qualcosa che è molto legata a una narrazione particolare – annuncia il giornalista – quella dei verbali scomparsi o smarriti o nascosti nei cassetti”. Di che cosa si tratta?
Ecco l’intervento di Sigfrido Ranucci a Un Giorno Speciale.
Storie di mafia e verbali scomparsi
“Questa sera l’inchiesta principale è sulla mafia, sulle stragi, sui mandanti occulti. Questa sera racconteremo qualcosa che è molto legata a una narrazione particolare: quella dei verbali scomparsi o smarriti o nascosti nei cassetti.
Immaginate che c’è un’informativa del 1998, il Ros trovò dei documenti che raccontavano, erano la fotografia dell’impero economico e finanziario di Provenzano. Ma furono lasciati inspiegabilmente nei cassetti per 23 lunghi anni, fino a poche settimane fa.
Oppure, i verbali e le informative scomparse dagli uffici di una Procura, con pc e pen-drive dove c’erano dentro tutti gli ultimi 5 anni di indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Spariti completamente.
Oppure, perché non fu perquisito il covo di Riina subito dopo il suo arresto? Questa sera mostreremo per intero un documento che è arrivato alla Procura di Palermo nel quale si fa cenno a un archivio del quale hanno parlato più volte alcuni collaboratori di giustizia. Archivio in possesso di Riina prima dell’arresto e che se pubblicato avrebbe fatto saltare lo Stato”.
Matteo Messina Denaro, perché è imprendibile?
“Bisognerebbe capire intanto che il suo potere comincia dalla mancata perquisizione del covo di Riina. Perché secondo molti collaboratori di giustizia tutta quella documentazione, che avrebbe consentito un gioco di ricatti incrociati, è finita in mano a Matteo Messina Denaro. È inspiegabile la sua latitanza alla luce degli strumenti investigativi che ci sono oggi. Ma si è potuto muovere, ne abbiamo trovate tracce in Toscana, Spagna, Inghilterra, negli Emirati Arabi, anche in Sud America.
Denaro sembra quasi un’evoluzione della mafia 2.0. Quello che è certo è che le sue complicità, le sue diramazioni sono state fino a pochissimo tempo fa riscontrate e ritrovate nella provincia di Trapani, nella zona di Castelvetrano”.










