Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, ha respinto nettamente la proposta di una tregua natalizia. Ha dichiarato solennemente che il Donbass è russo e che non vi dovranno mai essere soldati della Nato in Ucraina.
Il no alle pressioni di Washington
Ancora una volta, come del resto era già ampiamente chiaro, Putin non intende piegarsi né cedere alle pressioni di Washington. In particolare, egli rifiuta categoricamente l’eventualità che l’Ucraina possa entrare nella Nato, poiché ciò equivarrebbe al completo accerchiamento della Russia da parte degli Stati Uniti e del loro braccio armato. Questa è infatti la reale essenza della Nato. Una scelta che, peraltro, appare del tutto ragionevole.
Si può forse immaginare che Washington accetterebbe mai la presenza di soldati russi in Messico o in Canada, ai confini degli Stati Uniti d’America? Lo ribadiamo ancora una volta: la sciagurata guerra in Ucraina non è altro che il risultato estremo e fatale del deplorevole processo di accerchiamento della Russia, avviato da Washington fin dagli anni Novanta.
L’espansione a est della Nato
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Nato iniziò infatti ad allargarsi verso est, inglobando una dopo l’altra le realtà dell’ex spazio sovietico. L’obiettivo, del resto, è stato fin dall’inizio di una chiarezza cristallina: mettere scacco alla Russia, neutralizzare l’antico nemico riducendolo a semplice colonia della civiltà del dollaro e accelerare l’americanizzazione imperialistica del pianeta, quella che da tempo definisco anglobalizzazione. Con Gorbaciov prima e con Eltsin poi, sembrava che questo sciagurato progetto potesse realizzarsi senza ostacoli; ma poi arrivò Vladimir Putin, l’imprevisto della storia, che iniziò a opporre una ferma resistenza alle mire imperialistiche della civiltà talassocratica dell’hamburger.
Il resto non è che la storia convulsa del nostro presente, un presente che sembra avviarsi rapidamente verso la guerra. Una guerra che, al di là di ogni ragionevole dubbio, è voluta soprattutto dall’Unione Europea.
Trump, l’Unione Europea e la corsa verso l’abisso
Donald Trump ha già compreso, con sobrio realismo, di non poter sconfiggere la Russia e di dover quindi dialogare con essa, volente o nolente. Al contrario, l’Unione Europea, come un treno lanciato verso l’abisso, tempio vuoto che santifica il turbo-capitale e il mito della frontiera, sembra voler a tutti i costi lo scontro con la Russia, sancendo così la propria fine e il proprio tramonto.
D’altronde, come non mi stanco di ripetere, si scrive Occidente, ma si legge Uccidente.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro










