Italia e Germania, con una dichiarazione, hanno chiesto alla Commissione europea una “svolta industriale” vera e propria per rilanciare la competitività e affrontare la situazione geopolitica. Le richieste principali sono improntate alla flessibilità e alla neutralità tecnologica.
Cosa sentono le mie orecchie!
Dopo anni in cui noi dovevamo accettare le posizioni scientifiche e tecnologiche predefinite, adesso si svegliano Italia e Germania e chiedono la neutralità.
I punti chiave sono sul settore automotive. E in modo particolare: la revisione degli obiettivi CO2 per le flotte, alla luce delle mutate condizioni del mercato; consentire la commercializzazione di veicoli non esclusivamente elettrici, e cioè hybrid plug-in, extended range, motori a combustione interna ad alta efficienza con carburanti a basse o zero emissioni oltre il 2035 (e quindi i diktat del 2035 stanno per saltare); favorire la rapida espansione delle infrastrutture di ricarica e di rifornimento a idrogeno; promuovere una filiera sovrana delle batterie e l’economia circolare, insomma delle bellissime supercazzole; e infine rafforzare le catene di fornitura all’interno della UE reshoring, che vuol dire “riavvolgiamo tutta la storia della globalizzazione degli ultimi 30 anni”.
Il presidente della Confindustria, Emanuele Orsini, ha espresso preoccupazione per gli obiettivi di CO2 definiti “irraggiungibili“. Ma guarda un po’! Noi lo diciamo da anni. E’ stato sottolineato che il mercato dei veicoli elettrici è in contrazione. La quota di mercato in Italia non va oltre il 6% senza incentivi, con oltre 100.000 posti di lavoro persi solo nel 2024 e solo nell’automotive. Insomma, si dice da parte degli industriali che l’industria non può farsi carico della sola transizione, da sola, che richiede un rinnovo straordinario del parco circolante e una strategia di ottimizzazione degli spostamenti.
Ma guarda un po’
A me fa molto piacere leggere queste cose, perché sono cose che io dico da anni. E a questo punto si svegliano anche gli industriali e guarda caso l’Italia, la Germania, soprattutto lei, cioè i Paesi che sono quelli che tradizionalmente hanno sempre avuto dei settori automobilistici importanti. Insomma, quello che sta succedendo è che le posizioni ideologiche di un certo ambientalismo e di una certa visione tecnologica stanno andando in crisi per ragioni di mercato, che è l’unica ragione per la quale è stata creata l’Unione Europea.
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