Sta avendo in questi giorni, una certa diffusione in rete, l’immagine trionfale di Carlo Calenda, uno tra i più impenitenti e radicali liberal-atlantisti d’Europa, il quale ostenta baldanzosamente il tatuaggio del tridente ucraino recentemente fatto sul proprio braccio. Con orgoglio, l’araldo del pensiero unico liberal-atlantista dice così “ce lo siamo tatuati per la vita”. Una prova ulteriore a sostegno della tesi che da tempo vado sostenendo, ossia che, accanto agli invasori e agli invasi, esistono anche gli invasati, vale a dire quelli che si lasciano annebbiare e trascinare dall’ideologia. Già da tempo, in effetti, il Calenda sostiene posizioni radicalmente ideologiche, propugnando la difesa a oltranza delle irragionevoli ragioni del guitto di Kiev, attore Nato con la N maiuscola, Zelensky, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood.
Quando si parla di Ucraina, in effetti, letteralmente Carlo Calenda smette di ragionare e spara come una mitraglia sentenze ad alto tasso ideologico, se non propagandistico. Ognuno, sa va san dir, fa tatuare sul proprio corpo ciò che desidera, su questo nulla questio. Ma mi punge vaghezza di far pacatamente e socraticamente notare a Carlo Calenda che i tatuaggi hanno la prerogativa di essere indelebili, o, se preferite, non così facilmente cancellabili. E spesse volte i tatuaggi testimoniano di storie d’amore finite male. Nel caso specifico, che ne sarà del tatuaggio del tridente ucraino quando, presto o tardi, emergerà tutta la verità su questa oscena guerra d’Ucraina, conflitto voluto e propiziato dall’Occidente a trazione americana con l’obiettivo di far capitolare la Russia di Putin e, oltretutto, utilizzando a mo’ di manovalanza il battaglione neonazista Azov, segnatevi comunque questo giorno. Tra cinque o sei anni vedremo se sul braccio del Calenda verrà ancora ostentato il tatuaggio col tridente ucraino o se sarà, come temiamo, una storia d’amore finita male, come spesso accade quando si tratta di tatuaggi. Una cosa è certa, il grado ideologico in questione è elevatissimo.
Come si fa davvero a sostenere l’Ucraina oggi senza avvedersi del fatto che l’Ucraina è soltanto lo strumento di guerra mobilitato dall’Occidente liberal-atlantista, anzi dall’Uccidente, contro la Russia di Putin, colpevole agli occhi della civiltà dell’hamburger, di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce e, di più, di resistergli organizzando, oltretutto, intorno a sé la resistenza di tutti gli stati disallineati? Calenda non lo vede? Calenda pensa davvero che l’Ucraina agisca improprio e che il guitto di Kiev abbia a cuore l’interesse degli ucraini?










