
Momento molto difficile per Daniil Medvedev, passato dall’essere uno dei migliori al mondo ad uscire dalla top 10 mondiale.
Il tennis, si sa, è uno sport veloce e senza pause. Infatti un atleta di alto rango per restare al top delle classifiche e guadagnare più punti possibili, è costretto a non calare mai il proprio rendimento. La concorrenza è infatti ampia e spietata e bastano pochi mesi di crisi per uscire dalla top 10 del ranking.

Questo è ciò che è accaduto a Daniil Medvedev, il tennista russo considerato fino a pochi anni fa uno dei migliori talenti in circolazione, tanto da aver persino toccato la posizione numero 1 del ranking ATP nel 2022. Uno sportivo dalle doti indiscutibili, che però di recente appare quasi irriconoscibile. L’ultima stagione per lui è stata a dir poco deludente, ricca di sconfitte cocenti.
L’unica gioia nel 2025 per Medvedev è stata la vittoria degli Almaty Open, in Kazakistan, un ritorno al successo in un torneo ATP dopo circa due anni. Ma il calo di rendimento lo ha portato a scendere persino all’attuale tredicesimo posto nel ranking generale, un piazzamento che lo ha escluso di fatto dalle Finals di Torino, un evento nel quale Medvedev era considerato una presenza fissa e indiscussa.
L’ex allenatore di Medvedev sputa il rospo: “Daniil combatte sempre un mostro interiore”
Uno dei motivi del calo di rendimento di Medvedev è da ritrovarsi nei continui atteggiamenti nevrotici e fuori controllo del russo, troppo spesso mostratosi in gara con fare polemico e auto-critico all’eccesso. Lo ha confermato anche un tecnico che lo ha seguito fino a poco tempo fa.

Gilles Simon, coach francese che ha allenato Medvedev per poco meno di un anno, ha raccontato ad Eurosport alcune particolarità del loro rapporto. Ma soprattutto i lati del carattere del tennista russo: “Quando non si è più in sintonia, si interrompe il rapporto. Non è nulla di grave. Daniil è estremamente piacevole fuori dal campo, ma quando è in campo durante una partita ha un piccolo mostro interiore da affrontare non semplice da gestire. È un peccato che venga fuori così, ma lo sapevo prima di lavorare con lui. Tutto il resto è stato solo un piacere. È un giocatore che mi piace molto, che adoro e capivo bene”.
Simon ha poi parlato delle incomprensioni con Medvedev e della loro crisi: “Abbiamo fatto i conti con le prime incomprensione agli US Open, dove ha giocato tutto il torneo rispondendo da lontano. Una cosa che non aveva giustificazioni tattiche. Sapeva che avrebbe battuto diversi giocatori anche rispondendo da lontano, ma secondo il mio punto di vista non stava preparando il quarto di finale contro Sinner agendo così. Lui ha vinto gli US Open in passato e pensa di poter vincere ancora seguendo il suo schema mentale”.
“È stata un’esperienza arricchente, appassionante, ma complicata” – ha concluso Simon. Di certo Medvedev dovrà cambiare registro e ascoltare di più il suo staff per tornare ai livelli di una volta.









